Lo scorso 10 novembre centinaia di migliaia di persone, fra cui studenti, professori e lavoratori delle università del paese, si sono riversati per le strade di Bogotá per protestare contro la “riforma” dell’istruzione voluta da Santos,che prevede la definitiva privatizzazione del sistema educativo.
Nel corso del corteo i manifestanti hanno subito un’aggressione da parte degli squadroni antisommossa dell’Esmad, che ha lasciato un saldo di 6 studenti arrestati. Diversi cortei hanno paralizzato la capitale colombiana, confluendo poi nella storica Plaza de Bolívar, strapiena di giovani e meno giovani che hanno detto basta alla politica guerrafondaia e ultraliberista della iena Santos. La maggioranza dei manifestanti non è riuscita ad entrare nella Plaza, gremita oltre ogni limite e non abbastanza capiente.
Partecipatissime manifestazioni in contemporanea si sono affermate in tante altre città del paese, contribuendo a dare una prova di forza da parte del movimento studentesco e popolare colombiano. A Popayán, la polizia ha aggredito in modo particolarmente brutale il corteo, interrompendolo e provocando alcuni feriti.
Questa storica giornata di lotta ha inflitto al governo, che ha tentato e tenta senza successo di comprare e intimidire i dirigenti studenteschi, un’ulteriore pesante sconfitta. A poco valgono le solite accuse, sulla cui contorta logica non occorrono ulteriori commenti: “continuare ad affermare che il governo intende privatizzare l’istruzione è la prova dell’infiltrazione di gruppi illegali”, aveva affermato il ministro degli Interni Germán Vargas Lleras, noto per la sua propensione alla menzogna spudorata. Gli ha fatto eco un altro fascista in doppiopetto, l’ex vicepresidente (nonché cugino del presidente attuale) Francisco Santos, che ha proposto di usare potenti scariche elettriche per disperdere i manifestanti.
Lo sciopero di studenti e lavoratori nel campo dell’istruzione continuerà finché il governo non ritirerà questo progetto ed un’educazione di qualità, gratuita ed accessibile a tutti, diventi de facto un diritto inalienabile.
L’oligarchia inizia ad avere paura, perché sa bene che la combinazione di un poderoso movimento di massa con un’insorgenza rivoluzionaria che, nonostante le avversità proprie della guerra, resiste e cresce, può condurre ad una situazione insurrezionale che -dopo un secolare travaglio- partorirebbe la Nuova Colombia, in pace e con giustizia sociale.
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