“La Germania è esposta per 211 miliardi di euro nel fondo di salvataggio europeo EFSF, così come per l’iniziale pacchetto di prestiti per la Grecia. Se l’eurozona dovesse rompersi nell’astio, con la morsa dei default sovrani e un crollo simile agli anni ’30, le perdite potrebbero spingere il debito tedesco verso il 120 per cento del PIL” è quanto scrive il quotidiano inglese Daily Telepgraph.
Gary Jenkins di Evolution Securities ha detto che il contagio dell’UEM al cuore dell’Europa ha portato all’attenzione la prospettiva di una rottura e ha sollevato l’interrogativo su quanto a lungo la Germania possa ancora rimanere un porto sicuro. “Un qualsiasi scenario pessimista potrebbe richiedere almeno una sostanziale ricapitalizzazione delle banche tedesche e garantire il debito dei partner dell’eurozona.”
I critici dicono che la Germania non è né carne né pesce. Ha sostenuto i salvataggi dell’UEM abbastanza per mettere in pericolo il valore del proprio credito, senza impegnarsi nella “potenza di fuoco” necessaria per ripristinare la fiducia ed eliminare i rischi di default su Spagna e Italia. È difficile intraprendere una politica più distruttiva.
Ancora non ci sono cambiamenti in vista. La Cancelliera Angela Merkel va ripetendo che la Germania non accetterà l’unificazione del debito dell’UE o un blitz di acquisti della BCE. “Se i politici pensano che la BCE possa risolvere i problemi dell’euro, stanno cercando di convincersi di qualcosa che non avverrà”, ha detto la Merkel. E non essendo in grado di offrire vie d’uscita, anche per la Germania il “pantano” si avvicina.
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