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Tunisia: insediata l’assemblea costituente, islamisti contestati

Come previsto a presiedere l’assemblea costituente tunisina è stato eletto Moustafa Ben Jaffar. Il leader della coalizione Forum democratico per il lavoro e le libertà (Ettakatol, sinistra moderata) è stato eletto ieri nel corso della prima seduta dell’Assemblea con 145 voti a favore rispetto ai 68 andati al candidato dell’opposizione Maya Jeribi. Il candidato di Ettakatol (quarto partito per numero di deputati alle elezioni di un mese fa) era sostenuto dagli islamici di Ennahda e dai liberali del Congresso per la Repubblica (Cpr).Le tre formazioni hanno confermato e sottoscritto ieri un accordo per la costituzione di un governo trasversale incaricato di traghettare il paese verso nuove elezioni entro un anno, un periodo che servirà al varo di una Costituzione e di urgenti misure economiche.

L’assemblea di 217 membri, incaricata di redigere la nuova Costituzione, è dominata dal partito islamico al-Nahda, al bando durante il regime dell’ex presidente Zine el-Abidine Ben Ali e che alle elezioni ha fatto il pieno di consensi ottenendo 89 seggi. Il Congresso della Repubblica (Cpr), partito centrista guidato da Moncef Marzouki, e quello social-democratico Ettakatol contano rispettivamente 27 e 20 seggi.
L’accordo raggiunto tra queste formazioni politiche prevede che la presidenza del paese vada a Moncef Marzouki, del Cpr, e la guida del governo a Hamadi Jebali, di Ennahda.

Nel paese però continuano le proteste contro quello che viene percepito come il tentativo da parte degli islamisti di occupare tutti i gangli del potere: ieri un migliaio di manifestanti hanno approfittato della prima seduta dell’Assemblea Costituente per protestare a Tunisi. Tra i manifestanti riuniti sotto la sede del Parlamento, anche molte attiviste per i diritti umani e parenti delle oltre 200 persone uccise nel corso della repressione della rivolta che ha conseguito il 14 gennaio le dimissioni e la fuga del dittatore Ben Ali. I manifestanti hanno chiesto che i responsabili della repressione vengano puniti e che le famiglie delle vittime siano risarcite.

Ma in particolare, i manifestanti hanno contestato il segretario generale di al-Nahda, Hamadi Jebali, che dopo il successo elettorale ha rettificato il proprio linguaggio. Se durante la campagna gli islamisti avevano rassicurato sulla loro volontà di mantenere tendenzialmente la divisione tra Stato e religione, dopo l’affermazione di al-Nahda i dirigenti del partito hanno cominciato a chiarire il loro pensiero. Jebali ha più volte affermato la necessità di ricreare un califfato, cioè uno Stato islamico, in Tunisia. Un programma che sembra ricalcare quello storico delle correnti jihadiste e salafite in teoria concorrenti rispetto al progetto dei network politici legati ai Fratelli musulmani.

Nel paese la situazione economica rimane pessima e continuano gli scioperi: nei giorni scorsi il Gruppo Chimico Tunisino ha dovuto sospendere tutte le sue attività a causa degli scioperi che investono l’intera zona industriale. Il Gruppo ha addirittura chiesto alle autorità l’intervento dell’ esercito e della polizia per proteggere le installazioni ritenute strategiche. 

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