Continuano gli scontri nella parte settentrionale del Kosovo, all’altezza dei valichi di Jarinje e Brnjak, dove gruppi di dimostranti serbo-kosovari stanno portando avanti, ormai da mesi, una dura protesta contro i doganieri kosovari-albanesi e le forze speciali inviate dal governo di Pristina per obbligare i serbi a rispettare la separazione con Belgrado.
Un contingente di militari ungheresi della Kfor (la Forza di occupazione Nato in Kosovo), ha cercato di smantellare le barricate erette dai serbi nei pressi di Zvecan, ma i dimostranti non sono arretrati neanche di fronte al lancio di gas lacrimogeni e di granate stordenti. Nonostante i colpi di arma da fuoco sparati ‘in aria’ dai soldati stranieri, i corpi speciali della Nato sono stati costretti a ritirarsi dopo circa un’ora di tentativi andati a male, mentre alcuni dei manifestanti sono dovuti ricorrere a cure mediche a causa del lancio dei candelotti. Gli scontri sono stati molto intensi, e anche la Kfor parla di almeno 21 tra feriti e contusi tra i propri uomini. I dimostranti serbi hanno lanciato sassi e altri oggetti contro i militari, scaricando alcuni camion di ghiaia per erigere altri blocchi stradali oltre a quelli che i soldati della Nato cercavano di smantellare.
Durante la notte sarebbero state udite due esplosioni nella parte nord, quella abitata in prevalenza da serbi e altre comunità etniche non albanesi, di Kosovska Mitrovica. Due auto sarebbero rimaste distrutte, fortunatamente senza provocare feriti.
I responsabili delle principali municipalità serbe del nord del Kosovo hanno accusato le truppe Nato di aver fatto ricorso ad un uso esagerato della forza, contravvenendo in tal modo a un accordo concluso solo ieri di non intraprendere azioni unilaterali.
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