Il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh, al governo da 33 anni, ha firmato ieri a Riad un accordo per il trasferimento del potere preparato dal Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati arabi uniti, Oman, Qatar e Bahrein). Nel corso di una cerimonia che si è svolta alla presenza del re dell’Arabia saudita Abdallah Ben Abdel Aziz, Saleh ha passato la mano al vicepresidente, Abd-Rabbou Mansour Hadi, che dovrà formare un governo di unità nazionale, indire nei prossimi mesi elezioni legislative e presidenziali ed elaborare una nuova costituzione.
L’intesa concede a Saleh di rimanere presidente ad honorem per tre mesi e dunque di godere dell’immunità parlamentare. «L’evoluzione positiva della situazione nello Yemen è incoraggiante», ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, annunciando anche che l’ex presidente yemenita si recherà ora negli Stati uniti per sottoporsi a cure mediche. Il 21 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato le violenze contro i manifestanti adottando la risoluzione 2014 e ha dato il suo appoggio al piano di transizioneproposto dai paesi del Golfo. Dopo aver rifiutato per mesi di firmare l’accordo propostogli ad aprile, Saleh si è improvvisamente recato a Riad cedendo – almeno formalmente – alla pressione della piazza che, da gennaio, gli chiede di farsi da parte. Ieri, ha affermato di essere pronto a «cooperare con il nuovo governo e con l’opposizione» per «ricostruire il Paese». Ha chiesto inoltre al Consiglio di cooperazione del Golfo di «continuare a sostenere e controllare» l’applicazione del piano di transizione.
Subito dopo l’annuncio della partenza dell’ex presidente per Riad, a Sanaa – la capitale yemenita – erano divampati gli scontri tra le forze che gli sono rimaste dedeli – fra cui la guardia repubblicana, guidata dal figlio Ahmed – e le milizie armate del potente capo tribale Sadek Al-Ahmar, passato al campo degli oppositori. E ieri, dopo aver appreso la notizia delle dimissioni, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza: per festeggiare e per protestare contro l’immunità concessa a Saleh, che l’opposizione vorrebbe invece a processo.
L’intesa concede a Saleh di rimanere presidente ad honorem per tre mesi e dunque di godere dell’immunità parlamentare. «L’evoluzione positiva della situazione nello Yemen è incoraggiante», ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, annunciando anche che l’ex presidente yemenita si recherà ora negli Stati uniti per sottoporsi a cure mediche. Il 21 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato le violenze contro i manifestanti adottando la risoluzione 2014 e ha dato il suo appoggio al piano di transizioneproposto dai paesi del Golfo. Dopo aver rifiutato per mesi di firmare l’accordo propostogli ad aprile, Saleh si è improvvisamente recato a Riad cedendo – almeno formalmente – alla pressione della piazza che, da gennaio, gli chiede di farsi da parte. Ieri, ha affermato di essere pronto a «cooperare con il nuovo governo e con l’opposizione» per «ricostruire il Paese». Ha chiesto inoltre al Consiglio di cooperazione del Golfo di «continuare a sostenere e controllare» l’applicazione del piano di transizione.
Subito dopo l’annuncio della partenza dell’ex presidente per Riad, a Sanaa – la capitale yemenita – erano divampati gli scontri tra le forze che gli sono rimaste dedeli – fra cui la guardia repubblicana, guidata dal figlio Ahmed – e le milizie armate del potente capo tribale Sadek Al-Ahmar, passato al campo degli oppositori. E ieri, dopo aver appreso la notizia delle dimissioni, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza: per festeggiare e per protestare contro l’immunità concessa a Saleh, che l’opposizione vorrebbe invece a processo.
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