Continua e si acuisce proprio in questi giorni in Argentina lo scontro tra il governo e i grandi gruppi monopolisti della carta stampata. Con 41 voti a favore, 26 contrari e una sola astensione, il Senato di Buenos Aires ha dato il via libera ieri a un disegno di legge che dichiara di interesse pubblico la carta per i quotidiani. Una iniziativa promossa dalla presidente Cristina Fernández e dal suo esecutivo che ha scatenato la dura reazione di alcune forze politiche rappresentate al Parlamento che giustificano la propria critica con il rischio che la legge nasconda un attacco del governo alla cosiddetta stampa indipendente, in realtà espressione di grandi gruppi industriali e finanziari argentini e internazionali.
Il governo ha motivato invece l’iniziativa legislativa con la necessità di regolamentare la commercializzazione della carta per i giornali, monopolizzata da un solo grande gruppo industriale – quello del Clarìn – che in questo modo esercita un potere di ricatto enorme su tutti i quotidiani. La legge fissa un prezzo uguale per tutti i media e prevede che una commissione bicamerale vigili sulla sua applicazione. Una iniziativa assai invisa all’azienda Papel Prensa, il cui pacchetto azionario è suddiviso tra il potente gruppo multimediale Clarín (49%), da sempre in rotta con il governo, il concorrente La Nación (22,49%) e lo stato (28,08%). “Con il pretesto di garantire la pluralità delle voci si cerca di imporre un solo discorso, quello ufficiale” ha detto Julio Saguier, presidente del comitato direttivo del quotidiano La Nación, mentre Clarín ha pubblicato un avviso a pagamento in cui afferma che “a fronte dell’avanzare del progetto mirato a controllare la produzione e l’importazione di carta per i giornali le principali associazioni giornalistiche dell’Argentina e dell’America Latina hanno espresso il loro più categorico rifiuto”.
La produzione di carta per i giornali è stimata in circa 170.000 tonnellate annue, destinate a 130 tra quotidiani e periodici: un’offerta che però è insufficiente rispetto a una domanda di 230.000 tonnellate che obbliga alcuni media a importarla a caro prezzo dall’estero. Secondo il governo, del totale prodotto da Papel Prensa, Clarín e La Nación utilizzano il 70% della carta totale prodotta, mentre il resto viene distribuito a più di un centinaio di giornali che sono costretti a pagare un prezzo maggiorato del 15%. L’iniziativa di legge, in uno dei passaggi più contestati dall’opposizione, prevede che Papel Prensa debba funzionare a pieno regime per soddisfare il mercato; in caso contrario lo stato può aumentare la sua partecipazione azionaria, diminuendo quella degli altri soci.
Per l’opposizione quello in atto è in realtà solo l’ultimo capitolo dello scontro tra il governo Fernández, Clarín e La Nación, scoppiato un anno fa quando i due gruppi editoriali furono querelati per presunti crimini di lesa umanità nell’acquisto di Papel Prensa durante l’ultima dittatura (1976-1983). Per la Società interamericana della stampa (Sip), “si tratta di una manovra del governo per controllare i media”. Ma in realtà il governo di Buenos Aires da tempo si sta impegnando per favorire i media cooperativi e di natura sociale e a tal proposito ha anche varato un legge ad hoc che destina il 33% delle frequenze tv e radio ai media senza scopo di lucro.
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