Con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 50% ed è doppio della media europea, la fuga di cervelli dalla Spagna ha assunto le dimensioni di un autentico esodo dall’inizio della crisi. Nel paese che ha segnato lo scorso gennaio un nuovo record storico, con 4.599.829 milioni di senza lavoro, il 2011 si è chiuso per la prima volta da 10 anni con un saldo migratorio negativo, secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica (Ine). Ossia hanno lasciato la Spagna più persone – 507.740 – di quante ne sono entrate – 417.532. Per l’Ine oltre 300 mila spagnoli, fra cui decine di migliaia di giovani, si sono trasferiti all’estero in cerca di lavore. L’identikit dell’emigrante è di un giovane, fra i 25 e i 35 anni, con un curriculum professionale o di studi qualificato e senza famiglia a carico. I nuovi emigranti sono diretti principalmente in Germania e Francia, ma anche in Gran Bretagna, nell’Europa dell’est, come in Polonia, e, in un esodo opposto a quello dei passati decenni, in paesi dell’America latina, come Brasile o Argentina.
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