Un gruppo di giovani manifestanti sahrawi ha assaltato la sede del Fronte Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro) a Tinduf, e chiedendo le dimissioni di Mohamed Abdelaziz, che oltre ad essere segretario dell’organizzazione politico-militare della resistenza è anche presidente della Repubblica araba sahrawi democratica (Rasd). Durante la protesta di ieri, i giovani hanno chiesto la liberazione dei tre compagni arrestati, tutti esponenti di un gruppo che chiede il cambiamento all’interno del gruppo dirigente del Polisario e le dimissioni di Abdelaziz.
La protesta – che segue una manifestazione simile realizzata sabato scorso davanti alla sede nazionale del Fronte Polisario, terminata con scontri e l’arresto di tre giovani dimostranti – è un ulteriore segno del malcontento che serpeggia tra i sahrawi e soprattutto tra i giovani scontenti per l’assenza di progressi nei negoziati con il Marocco, paese che ha invaso il territorio decenni fa dopo il ritiro delle forze coloniali spagnole.
In vista della ripresa a febbraio, a New York, delle trattative patrocinate dall’Onu con il governo di Rabat, Abdelaziz ha fatto accenno a “un cauto ottimismo”. Sono in molti però a ritenere che se anche stavolta le trattative fallissero il ritorno alle armi sarebbe praticamente inevitabile. Anche perchè il Marocco sta conducendo da anni nella regione una politica di colonizzazione forzata, con l’invio dei decine di migliaia di cittadini marocchini ai quali il governo concede aiuti economici in cambio della loro emigrazione nei territori sottratti ai sahrawi. Rabat mira così a rendere impossibile la vittoria del ‘si’ in un eventuale referendum sull’autodeterminazione della Rasd che è al centro delle ormai decennali trattative bilaterali.
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