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Palestinesi sotto il fuoco israeliano: in pochi giorni 1300 feriti

Sono più di 1.300 i palestinesi rimasti feriti, intossicati e contusi da quando la tensione si è riaccesa in Cisgiordania ed a Gerusalemme est. Secondo le cifre divulgate oggi dalla Mezzaluna Rossa, i feriti da arma da fuoco sono finora 76. Hanno pure necessitato cure mediche 849 persone intossicate dai lacrimogeni e 344 colpite da proiettili rivestiti di gomma. Altri 20 palestinesi sono stati ricoverati dopo essere stati percossi dai soldati o dai coloni. Solo nella giornata di ieri, secondo i dati diffusi dalla Mezzaluna Rossa, almeno 272 palestinesi sono stati feriti dall’esercito israeliano.
Intanto anche oggi la tensione è alta in tutti i Territori Occupati. Anche oggi alcuni israeliani sono stati attaccati da cittadini palestinesi e risultano alcuni feriti: i più gravi sono un ebreo ortodosso pugnalato ad una fermata del tram a Gerusalemme da un 19enne palestinese poi ferito a colpi di pistola da una guardia di sicurezza, e una soldatessa accoltellata nel centro di Tel Aviv da un operaio palestinese successivamente ucciso dalla polizia. Inoltre un colono israeliano è stato accoltellato a uno degli ingressi dell’insediamento di Kiryat Arba (Hebron) da un palestinese che poi è riuscito a fuggire.
Anche oggi però diversi manifestanti palestinesi sono stati feriti con munizioni rivestite di gomma in nuovi scontri con i soldati israeliani a Beit El, a nord est di Ramallah, dove ieri i militari erano intervenuti con estrema durezza, facendo uso anche di agenti infiltrati per arrestare alcuni dimostranti, brutalmente aggrediti dai militari e feriti a colpi di pistola, alcuni a bruciapelo. Oggi soldati e agenti della polizia di frontiera hanno di nuovo sparato munizioni vere, proiettili di gomma e lacrimogeni per disperdere i manifestanti, provocando diversi feriti.
S
contri sono avvenuti anche a Betlemme, tra studenti e soldati, Budrus (Ramallah), Qalqiliya, Hebron, in diverse altre località della Cisgiordania, alla periferia di Gerusalemme e anche in alcuni centri arabi della regione israeliana della Galilea. 
Da parte sua il sindaco israeliano di Gerusalemme, Nir Barkat, ha di nuovo esortato i cittadini israeliani in possesso del porto d’armi a portare in strada le loro armi per sostenere le forze di sicurezza nel contrasto di quella che il governo ha definito “minaccia terroristica”. 
Intanto, sotto la pressione internazionale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di ritirare il suo progetto di costruire 538 unità abitative nel nord della colonia di Itamar in Cisgiordania, a quanto riporta  oggi il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale Netanyahu intende promuovere un piano per l’approvazione retroattiva degli edifici già esistenti ad Itamar ma non per la concessione di nuovi.

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