La sindrome Iran impazza. «Allarmante rapporto dell’Aiea sull’Iran», annunciavano ieri molti quotidiani e siti italiani ed europei. Si tratta dell’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, distribuito venerdì in via confidenziale agli stati membri dell’agenzia Onu per la sicurezza nucleare. Così confidenziale che è arrivato ai media, con toni sensazionali: «Tehran triplica la capacità di arricchimento dell’uranio», «nel programma possibili aspetti militari», «sparizione di uranio “sufficiente ad alimentare esperimenti per una testata”». Dunque l’agenzia dell’Onu ha infine trovato le prove che l’Iran vuole costruire la bomba atomica? In realtà no. Come nei precedenti rapporti, l’Agenzia certifica che tutti gli impianti nucleari noti sono sotto ispezione, non c’è stato storno di materiale atomico da attività pacifiche a usi bellici, né ci sono elementi per dire che l’Iran abbia siti e materiali non dichiarati. Naturalmente l’Agenzia mantiene i suoi sospetti: non può concludere che l’Iran abbia un programma militare, ma «non può dare credibili garanzie» che tutte le attività siano pacifiche. Marina Forti Nessuna prova Guardiamo alcuni punti chiave del rapporto Aiea (da Tehran Bureau, sito che ospita alcuni tra i più attenti analisti iraniani o sull’Iran). L’Iran ha accelerato le attività nucleari – e non ne fa mistero. Gli ispettori certificano che l’Iran ha prodotto quasi 5,5 tonnellate di uranio arricchito a basso livello (3,5%) e circa 95,4 chili al 20%, tutto sotto la sorveglianza Aiea. (Per costruire armi atomiche andrebbe portato al 90%). Scopo delle due ultime visite degli ispettori a Tehran era concordare una procedura con cui l’Iran risponda alle accuse sollevate dall’Agenzia in novembre su possibili «dimensioni militari» del suo programma. Non ci sono riusciti, soprattutto perché l’Iran obietta che l’Agenzia non ha portato nessuna prova delle sue accuse. Gli ispettori così lamentano che gli iraniani non gli hanno ancora permesso di visitare l’impianto militare Parchin, a sud-est di Tehran, dove sono fabbricate munizioni di tipo convenzionale. L’Aiea sospetta che vi sia stata costruita una camera di detonazione speciale per test su esplosivi ad alto potenziale, che possono servire a innescare la reazione nucleare. Parchin non è un sito atomico, quindi l’Iran non è tenuto a farlo ispezionare: se lo farà, è probabile che voglia discuterlo nel quadro di un negoziato più ampio. Ingigantire gli allarmi sull’Iran è un gioco da tamburi di guerra. Curioso però: il New York Times ieri andava in senso opposto, con il titolo «L’intelligence Usa non ha indizi che l’Iran stia lavorando per costruire una bomba».
da “il manifesto”
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