Un sesto della popolazione del paese in marcia verso la Piazza della Perla per chiedere riforme
In oltre centomila, un sesto dei cittadini del Bahrain, hanno marciato ieri lungo l’autostrada Budaiya che porta alla capitale Manama.
Un fiume umano che ha voluto chiarire alla dinastia sunnita degli al Khalifa, che regna con potere assoluto da duecento anni, che il movimento per le riforme e la democrazia, partito un anno fa, non si arrende. Lungo tutto il percorso i manifestanti hanno scandito «Via, via al Khalifa», in riferimento a re Hamad, sostenuto dall’Arabia saudita e dagli Stati uniti che in Bahrain hanno la base della Quinta flotta.
La reazione della polizia non si è fatta attendere. Gli agenti hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni quando i manifestanti hanno provato a dirigersi verso Piazza della Perla, che l’anno scorso fu sede di un accampamento di tende simile a quello di Piazza Tahrir al Cairo. Accampamento spazzato via brutalmente dalle forze di sicurezza, con l’aiuto delle truppe saudite arrivate in soccorso del re.
Ieri non si sono registrate vittime ma la situazione rimane tesa nell’isola, dove il principale gruppo sciita di opposizione ‘al-Wefaq’ ha indetto il 3 marzo una settimana di proteste per chiedere alla famiglia reale una svolta democratica.
Un fiume umano che ha voluto chiarire alla dinastia sunnita degli al Khalifa, che regna con potere assoluto da duecento anni, che il movimento per le riforme e la democrazia, partito un anno fa, non si arrende. Lungo tutto il percorso i manifestanti hanno scandito «Via, via al Khalifa», in riferimento a re Hamad, sostenuto dall’Arabia saudita e dagli Stati uniti che in Bahrain hanno la base della Quinta flotta.
La reazione della polizia non si è fatta attendere. Gli agenti hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni quando i manifestanti hanno provato a dirigersi verso Piazza della Perla, che l’anno scorso fu sede di un accampamento di tende simile a quello di Piazza Tahrir al Cairo. Accampamento spazzato via brutalmente dalle forze di sicurezza, con l’aiuto delle truppe saudite arrivate in soccorso del re.
Ieri non si sono registrate vittime ma la situazione rimane tesa nell’isola, dove il principale gruppo sciita di opposizione ‘al-Wefaq’ ha indetto il 3 marzo una settimana di proteste per chiedere alla famiglia reale una svolta democratica.
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