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Malvinas: petrolio, società britanniche nel mirino dell’Argentina

 

Continua e si acuisce l’eterno braccio di ferro tra Londra e Buenos Aires sulle isole Malvinas nel 30° anniversario dell’inizio della guerra del 1982, durata 74 giorni e costata la vita a 649 vittime argentine e 255 britanniche.
Un procedimento giudiziario è stato infatti avviato dal governo argentino a carico di cinque compagnie petrolifere britanniche le cui attività nell’arcipelago conteso sono considerate “illegali e clandestine” da Buenos Aires. 
Cinque risoluzioni a firma del segretario per l’Energia, Daniel Cameron, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, sottolineano che “le compagnie svolgono attività illegittime e clandestine in quanto non dispongono dell’autorizzazione richiesta, rilasciata dalle autorità competenti, e operano in una zona sotto sovranità della Repubblica argentina”. Le risoluzioni mettono in causa le attività di Desire Petroleum, Falskalnd Oil and Gas, Rockhopper Exploration, Borders and Southern Petroleums e Argos Resources. In base alle legge, la dichiarazione di clandestinità apre la strada a procedimenti civili e penali, “anche per aver commesso reati in violazione con la legge doganale e fiscale” si legge in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri della Kirchner. 

Da Londra la risposta non si è fatta attendere: “L’esplorazione di giacimenti di idrocarburi nelle Malvinas è un’attività commerciale legittima. Assicuriamo il nostro sostegno alle società petrolifere in attività a largo delle coste delle isole” ha assicurato un portavoce del ministero britannico degli Esteri. Di recente, Londra si è schierata con Madrid e con l’Unione Europea dopo che la presidente Cristina Fernández ha deciso di espropriare il 51% del capitale dell’azienda petrolifera ‘Ypf’, riducendo così la proprietà dell’impresa spagnola Repsol dal 57 al 6%.

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