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Wikileaks. Respinto il secondo ricorso di Assange

A nulla è valso il secondo ricorso di Julian Assange alla Corte Suprema britannica. Infatti, il ricorso per riaprire l’esame del suo appello contro l’estradizione in Svezia, dove il fondatore di Wikileaks è accusato di violenza sessuale è stato nuovamente respinto. La più alta istanza della giustizia inglese ha accordato ad Assange un rinvio di 14 giorni per l’esecuzione dell’estradizione, tempo che permetterà all’australiano di ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo.
In un comunicato ufficiale, la Corte Suprema ha affermato che “tutti e sette i giudici si sono trovati d’accordo sul fatto che il ricorso” presentato dalla difesa di Assange “è privo di merito”. “La Corte – prosegue il documento – dispone che il periodo per l’estradizione non abbia inizio prima del 14mo giorno a partire da oggi”.
Dopo il giudizio di primo grado 1 e quello di appello 2 , la Corte Suprema di Londra aveva respinto a fine maggio il primo ricorso di Assange 3 , ritenendo valida la richiesta della magistratura svedese. La difesa però aveva individuato un possibile errore tecnico: i giudici avevano in parte basato la loro decisione sulla definizione di “autorità giudiziaria” data dalla Convenzione di Vienna, “ma questo aspetto – aveva osservato l’avvocatessa Dinah Rose – non è mai stato discusso nella precedente udienza”, come dovrebbe invece essere per dare alle parti l’opportunità di presentare obiezioni.

La Corte Suprema aveva dunque  concesso alla difesa due settimane di tempo per presentare il nuovo ricorso. Fosse stato accolto, il processo sarebbe stato ripetuto nuovamente. Non è andata così, ma Assange ha due settimane ancora per ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo.
Julian Assange, 40 anni, arrestato in Gran Bretagna nel dicembre 2010 su mandato di cattura internazionale, è ricercato in Svezia perché accusato di violenza sessuale da due donne, entrambe volontarie di Wikileaks. Violenze che avrebbero avuto luogo durante un soggiorno di Assange in Scandinavia nel 2010. Assange si è sempre difeso parlando di rapporti consensuali seppure “non protetti”. Ma per la legge svedese, anche costringere una donna a un rapporto sessuale non protetto costituisce una forma di stupro.
Le autorità di Stoccolma vogliono interrogare Assange per valutare se ci sono gli estremi per un’incriminazione e un processo. Ma il vero timore di Assange è che, dopo aver affrontato la giustizia svedese, Stoccolma potrebbe a sua volta estradarlo negli Stati Uniti, dove vorrebbero incriminarlo e processarlo per violazione di segreti di Stato e spionaggio in merito alla diffusione di migliaia di dispacci riservati della diplomazia Usa. Assange rischierebbe l’ergastolo o addirittura alla pena di morte.

da Julienews

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