Gli insegnanti di Chicago incroceranno le braccia anche oggi e domani. L’accordo quadro raggiunto con le autorità non viene votato dagli iscritti al sindacato dei docenti. E così le scuole resteranno chiuse, per riaprire forse mercoledì, se alla fine l’intesa verrà siglata. Lo sciopero, il primo in 25 anni nel terzo distretto scolastico americano, va dunque avanti: il sindacato si è dato appuntamento per domani, offrendo così altre 48 ore ai docenti per valutare l’accordo strappato alle autorità.
«I nostri iscritti non sono contenti e vogliono capire se c’è spazio per ottenere altro», afferma il presidente del sindacato, Karen Lewis. Al centro del braccio di ferro con le autorità c’è il rinnovo del contratto, e soprattutto la riduzione dei benefit e le modalità di valutazione degli insegnati, in parte legate a test standardizzati per gli studenti. Temi chiave di discussione anche a livello nazionale nell’ambito di un’attesa riforma del sistema dell’istruzione.
Per Rahm Emanuel, sindaco di Chicago ed ex capo dello staff della Casa Bianca, si tratta di uno schiaffo: non appena assunto l’incarico, Emanuel aveva individuato nella riforma dell’istruzione la priorità. E invece ha incassato uno sciopero che dura da una settimana, lasciando a casa 350.000 studenti. Lo stop è il primo in una grande città americana in almeno sei anni e ha attirato l’attenzione a livello nazionale perchè rappresenta una sfida di alto livello per il sindacato degli insegnanti, che ha visto minacciata la propria influenza con la crescente spinta riformista.
Lo sciopero rischia di avere anche ripercussioni politiche, con il rischio di una battaglia sindacale lunga nella città di Obama all’apice della campagna elettorale e guidata da un sindaco democratico.
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