«A cinque anni dalla crisi, il settore finanziario ancora mi preoccupa: sono stati fatti dei progressi significativi con delle riforme normative volte a rendere i mercati e le istituzioni più trasparenti ma resta ancora molto da fare». Ad affermarlo è il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, in occasione l’assemblea annuale Fmi-Banca Mondiale.
Molti sistemi finanziari, sottolinea ancora Lagarde, «restano vulnerabili, troppo complessi e troppo affidamento è fatto su un numero ridotto di grandi, e crescente, istituzioni». Pertanto, rileva, «ulteriori sforzi sono necessari per perfezionare e attuare le riforme annunciate» ma «a preoccupare è che l’energia collettiva a fare queste riforme sta svanendo».
Intanto il debito sovrano nelle economie avanzate ha raggiunto «il livello più alto della Seconda Guerra mondiale», è emerso al meeting a Tokyo tra Fmi e Banca Mondiale. Mentre fuori dal palazzo andava in scena una piccola ma inedita manifestazione che univa la consueta protesta anti-nucleare a una protesta anti-finanza.
Il quadro dell’economia globale continua a essere nero: «Ha rallentato e incertezze permangono con rischi al ribasso» della crescita, stima il Fmi che per l’Italia prevede una contrazione del 2,3% nel 2012 (contro il -1,9% previsto a luglio), e dello 0,7% nel 2013 (contro il -0,3%).
A mettere un po’ di ottimismo ci ha provato il governatore della Bce Mario Draghi: «La situazione è difficile ma migliore di quella dell’inizio dell’anno», ha affermato il numero uno dell’Eurotower, sicuro che l’Eurozona sia giunta a un punto di svolta. I giornali gli hanno dato ampio risalto. Ma l’ottimismo non si è diffuso lo stesso.
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