Che la vicenda dei due marò italiani accusati in India dell’omicidio di altrettanti pescatori indiani sia diventata una questione tutta politica lo dimostra il fatto che la Comunità Ebraica di Roma abbia sentito l’esigenza di intervenire sulla questione.
”I fatti che hanno portato alla morte dei due pescatori indiani, qualora siano ascrivibili alla condotta dei due militari italiani, sono avvenuti in acque internazionali e la competenza a giudicare la responsabilità penale dei militari italiani è dello Stato Italiano, di cui tali persone non solo hanno la cittadinanza, ma per conto del quale svolgevano il proprio servizio e le proprie funzioni istituzionali nell’ambito delle risoluzioni delle Nazioni Unite”.
La nota è stata diffusa a poche ore dal ritorno in India dei due fucilieri di Marina del reggimento San Marco, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, dopo due settimane di licenza accordata loro in Italia dalle autorità di Nuova Delhi.
”I nostri due militari di marina – ricorda nella presa di posizione la Comunità Ebraica di Roma – sono accusati di avere ucciso, lo scorso 15 febbraio, due pescatori indiani nel corso di una missione anti-pirateria che stavano svolgendo a bordo della Enrica Lexie, una petroliera italiana in navigazione tra Singapore e l’Egitto. La lotta alla pirateria, è una guerra a tutti gli effetti contro un crimine internazionale che rientra tra le ipotesi dei c.d. ‘criminajurisgentium’ da molti equiparata alla lotta al terrorismo internazionale. I soldati che proteggono le navi sono in missione militare ed operano in una situazione di oggettiva pericolosità di attacco da parte di soggetti ostili”. La Comunità Ebraica di Roma ”aderisce alla campagna lanciata nei giorni scorsi dall’Eurispes, per il riconoscimento della competenza giurisdizionale a giudicare le condotte e le eventuali responsabilità di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone da parte del giudice naturale precostituito per legge (art. 25 Cost. italiana), cioè l’Autorità Giudiziaria Italiana”.
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