Venticinque organizzazioni per la difesa dei diritti dell’uomo hanno esortato il Presidente degli Stati Uniti, con una manifestazione davanti alla Casa Bianca, a “chiudere Guantanamo e a mettere fine alle detenzioni senza processi”, chiedendo “misure rapide per gestire in modo umano e legale” le situazioni di decine di prigionieri.
Con un cappuccio nero sul capo e vestiti di arancione, la divisa dei carcerati di Guantanmo, nove dei manifestanti hanno interpretato la parte dei nove detenuti già morti dietro le sbarre, senza neppure un processo: “Sono morto in attesa di giustizia” si leggeva su uno striscione “Quanti altri ancora?”
“La crisi in corso a Guantanamo – dove da oltre due mesi i detenuti sono in sciopero della fame a rotazione – non può essere dissociata dal fatto che una chiara maggioranza dei 166 prigionieri è detenuta da oltre 11 anni senza incriminazione e non conosce la propria sorte”, scrivono nella lettera indirizzata a Barack Obama diverse ong, tra cui Amnesty International, il Centro per i Diritti costituzionali, Human Rights First, Human Rights Watch e l’Unione americana di difesa delle libertà civili.
Manifestazioni simili si sono svolte anche a New York, a San Francisco, Los Angeles e Chicago. Dei 779 uomini che sono transitati dietro le sbarre di Guantanamo, 9 sono deceduti, 7 sono stati condannati, 6 sono stati rinviati a giudizio davanti a un tribunale militare. 86 sono stati dichiarati “idonei al rilascio” in mancanza di prove, ma sono ancora nel carcere.
Secondo quanto letto dall’avvocato di uno dei detenuti, attualmente sono 130 i prigionieri che partecipano allo sciopero della fame, cominciato il 6 febbraio. Secondo il Pentagono invece sono 43 di cui 11 sottoposti ad alimentazione forzata.
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