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Secondo giorno di panico per Tokyo

Seduta sull’ottovolante per la Borsa di Tokyo, passata dal rimbalzo iniziale del 3,5% a una perdita equivalente nella seconda metà della seduta, per poi finire in modo “equilibrato”, con un +0,89%.
Roba per stomaci forti, non per “cassettisti”.

Sotto tiro anche i  titoli di Stato giapponesi: i rendimenti dei Jgb a 10 anni, il benchmark sui tassi a lungo termine, salgono allo 0,875%, con un progresso dello 0,045.
Ieri, raggiungendo quota 1%. Il bond decennale ha innescato un vero `panic selling´ alla Borsa di Tokyo che ha chiuso con un crollo del 7,32%.

La borsa di New York, invece, ha chiuso sostanzialmente invariata. Eppure le politiche monetariedei due paesi sono da qualche tempo straordinariamente simili: iniettare in grande quantità liquidità nel sistema, senza badare per il momento al livello del debito pubblico.
Evidentemente, però, per i mercati finanziari sono più “credibili” gli Stati Uniti – che maneggiano la moneta che contemporaneamente da mezzo di scambio internazionale e  da moneta di riserva.
La Abe-economics (dal nome del nuovo premier conservatore nipponico) è stata pensata per sboccare la ormai ventennale stagnazione nipponica, svalutando lo yen e promuovendo quindi le esportazioni. Ma non ha fatto neppure in tempo a raccogliere i primi applausi (le esportazioni sno in effetti aumentate) che immediatamente si sono avute le ripercussioni sui titoli di stato (vedi l’articolo di ieri).

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