“Dal nostro punto di vista, ciò rappresenta una violazione inammissibile e inaccettabile della sovranità brasiliana”: così il ministro degli Esteri brasiliano, Luiz Alberto Figueiredo, ha reagito, al pari della diplomazia del Messico, alle nuove notizie sulla rete di spionaggio organizzata dagli Stati Uniti attraverso la sua Agenzia nazionale di sicurezza (Nsa).
In base a documenti dell’Nsa emersi dalle rivelazioni dell’ex analista Edward Snowden rilanciati dal network televisivo brasiliano Rede Globo, posta elettronica, messaggi, conversazioni private della presidente Dilma Rousseff e del suo omologo messicano Enrique Peña Nieto sarebbero stati oggetto di spionaggio: un nuovo scandalo che minaccia di raffreddare le relazioni tra la Casa Bianca e le due principali economie dell’America Latina.
“Il tipo di reazione dipenderà dalla risposta che ci sarà data” ha precisato Figuereido, arrivando ipotizzare un possibile rinvio della visita di Rousseff a Washington in programma a ottobre. Nel frattempo, l’esecutivo ha convocato l’ambasciatore statunitense Thomas Shannon per chiedere spiegazioni.
Anche il Messico si è detto “indignato” chiedendo “un’indagine approfondita”. Il governo di Peña Nieto “respinge e condanna categoricamente qualsiasi attività di spionaggio nei confronti di cittadini messicani in violazione del diritto internazionale” ha fatto sapere la segreteria per le Relazioni estere.
I documenti divulgati da Rede Globo indicano, tra l’altro, che la Nsa ha intercettato comunicazioni e telefonate fra Rousseff e i suoi consiglieri, così come comunicazioni interne di Peña Nieto durante la campagna elettorale che lo ha portato lo scorso anno alla presidenza, inclusi i nomi dei suoi futuri ministri. Il Brasile aveva già espresso il suo disappunto agli Stati Uniti a luglio, quando era emerso che la Nsa aveva intercettato i messaggi di posta elettronica di milioni di brasiliani. In risposta, il segretario di Stato John Kerry aveva promesso più trasparenza.
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