Lo sciopero generale proclamato da una alleanza di 33 partiti della sinistra ha paralizzato oggi la capitale del Nepal Kathmandu e in parte il resto del paese. Da questa mattina ogni mezzo di trasporto pubblico o privato si è fermato, mentre la maggioranza dei negozi, delle scuole, delle manifatture e molte imprese sono rimasti chiusi per adesione spontanea o per timore di ritorsioni da parte degli scioperanti che hanno graziato solo ambulanze e veicoli della Croce Rossa, alcuni mezzi d’informazione, le rappresentanze diplomatiche e il trasporto turistico.
Al centro della mobilitazione la protesta contro le elezioni fissate il prossimo 19 novembre per la scelta di una nuova assemblea costituente. Al suo posto, le forze della sinistra nepalese chiedono che sia un nuovo governo di larga maggioranza, aperto a tutte le parti politiche, a decidere il futuro di una nazione che da anni subisce la situazione di stallo del sistema politico e parlamentare scaturito dalla caduta della dispotica monarchia a cui per anni si è opposta la guerriglia maoista.
Dall’inizio di quest’anno, è in carica un governo provvisorio guidato dal presidente della Corte suprema e incaricato di favorire l’approvazione di una nuova Costituzione e di condurre il Nepal a nuove elezioni parlamentari.
La coalizione di 33 partiti che si oppone alle nuove elezioni è dominata dal Partito comunista nepalese (Maoista), erede politico del movimento guerrigliero che per un decennio ha impegnato l’esercito governativo in una guerra finita con il suo ingresso in parlamento nel 2007, ma successivamente escluso dal potere dopo un breve periodo di governo.
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