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Il Sudafrica ribolle. Nuovi scioperi e richieste di verità

Uno sciopero dei minatori in segno di protesta contro l’annunciato licenziamento di 3300 loro colleghi è cominciato oggi nel bacino minerario di Rustenburg, nella cosiddetta cintura del platino. La protesta è guidata dall’Association of Mineworkers and Construction Union (Amcu), un sindacato emergente critico nei confronti di quello legato all’Anc, accusato di essere troppo compiacente con il governo e con le multinazionali. Come la Anglo American Platinum (Amplats) che controlla l’area del Rustenburg dove negli ultimi mesi gli scioperi e le proteste si sono moltiplicati in seguito all’annuncio da parte dell’azienda di migliaia di licenziamenti.

Ad alimentare la protesta è stato in particolare il massacro, da parte della polizia, di 34 minatori che manifestavano di fronte all’ingresso di una miniera di platino della multinazionale Lonmin, sempre nella regione di Rustenburg. Quel giorno – il 16 agosto del 2012 – la polizia provocò i lavoratori in sciopero da settimane che chiedevano di incontrare i dirigenti della multinazionale. Poi gli agenti cominciarono a mitragliare i minatori lasciando sul campo, oltre alle decine di morti, anche 70 feriti e procedendo a 250 arresti.

E’ notizia di questi giorni che i lavoratori di Marikana e i familiari delle vittime non hanno i soldi per pagarsi degli avvocati indipendenti, ma non vogliono che siano gli avvocati dello stato a rappresentarli visto che il governo non ha dimostrato negli ultimi anni nessuna volontà di mettere in discussione lo strapotere delle multinazionali. Il massacro di Marikana ha riportato improvvisamente il Sudafrica ai tempi delle stragi compiute dagli apparati di sicurezza agli ordine del regime dell’apartheid, ed ha mostrato alle fasce meno abbienti della popolazione del paese l’assoluto appiattimento dell’African National Congress su posizioni liberali, incapace di varare una qualsiasi riforma nel campo sociale o economico.

Man mano che il processo sulla strage di Marikana va avanti aumentano i dubbi sulla versione ufficiale prodotta dalla Polizia, messa in discussione anche dalla Commissione d’Inchiesta varata dallo stesso esecutivo. Alcune settimane fa, il 12 settembre, centinaia di minatori ma anche attivisti, religiosi e avvocati hanno marciato a piedi fino a raggiungere la sede del governo a Pretoria. Una delegazione ha consegnato al presidente Jacob Zuma un documento nel quale si chiede un processo equo e l’accertamento della verità sulla strage della scorsa estate. 

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