Imposte su terreni incolti, sottoutilizzati o “non conformi” sono previste entro al fine dell’anno per aumentare la produttività del settore agro zootecnico: lo ha annunciato il presidente dell’Istituto delle Terre (Inti), William Gudiño, segnalando che si punta a tasse progressive che aumenteranno di anno in anno a carico di coloro che non provvederanno a modificare l’assetto delle loro proprietà.
Secondo il governo, la pressione fiscale costringerà i latifondisti a regolarizzare le loro terre o a consegnarle allo Stato: “Questo è l’obiettivo centrale: un modo diverso di recuperare terre” ha detto Gudiño, parlando al quotidiano economico ‘El Mundo, Economía y Negocios’.
In Venezuela, ha detto ancora il presidente dell’Istituto delle Terre, ci sono molti imprenditori che si dedicano all’agricoltura o all’allevamento, sfruttando tuttavia le terre “non per l’uso più idoneo”. Gudiño ha fatto l’esempio di terre di qualità per l’agricoltura situate nella zona meridionale del Lago utilizzate però per l’allevamento: “Le imposte – ha insistito – promuoveranno l’uso adeguato dei lotti non conformi”
Attraverso diversi meccanismi, fra cui spiccano le nazionalizzazioni, secondo dati dell’Inti il governo ha recuperato negli ultimi anni fino a 10 milioni di ettari di terre non utilizzate rendendole all’80% produttive, sebbene non al livello massimo. La scarsa produzione interna di alimenti costringe peraltro il Venezuela a importare ufficialmente il 50% del cibo che consuma: una condizione che l’opposizione di destra attribuisce al governo socialista accusandolo di aver sviluppato politiche che hanno danneggiato il settore.
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