Politici corrotti, vecchi e nuovi, e grandi evasori fiscali in Grecia hanno i giorni contati. Almeno è quanto continua a dichiarare con squilli di tromba il premier ellenico Antonis Samaras, che nel primo intervento dell’anno ha annunciato un pesante giro di vite contro corruzione ed evasione. ”La vecchia impunità sta per finire. Chi pensa di continuare con le vecchie cattive abitudini deve sapere che ora lo aspetta la tenaglia della legge e della giustizia” ha tuonato l’uomo della troika, permettendo ai media compiacenti di poter preannunciare l’avvio di una sorta di ‘operazione Mani Pulite’ in salsa greca.
Il paese è allo stremo, e all’appello a fine anno mancavano ben 12 miliardi di tasse non riscosse rispetto alle previsioni. A causa dell’’inefficienza dell’amministrazione fiscale e della furbizia dei contribuenti al momento di pagare le tasse, accusano i tecnici di Bce e Fmi.
Secondo i dati forniti dal Ministero delle Finanze gli arretrati totali (pre e post memorandum) ammontano a 55,5 miliardi di euro, e sarà impossibile riscutere l’80% di questa enorme somma. E nel 2013 la cifra crescerà ancora visto che i governi del socialista Papandreou prima, del tecnico Papademos poi e ora quello Samaras non hanno fatto altro che aumentare l’imposizione fiscale. Secondo la Brookings Institution c’è in Grecia un’economia sommersa pari al 27% del Pil e una corruzione pari all’8%. Secondo l’Fmi «il 75% dei lavoratori autonomi greci dichiarava meno di 12mila euro, limite sotto il quale scattava l’esenzione fiscale», ora il limite è stato ridotto a 5mila euro. Se la grande evasione è da addebitare ai notabili, ai grandi gruppi economici, a quelle elite che non hanno affatto sentito il peso della crisi, è anche vero che in Grecia chi può non paga il dovuto: professionisti, commercianti, lavoratori autonomi in generale. Incentivati a non pagare a fronte di un aumento dell’imposizione fiscale alla quale corrisponde un crollo della capacità dello Stato di garantire servizi sociali e infrastrutture. E ora che gli affari vanno male, visto che la gente non consuma e non compra, dato che non lavora o quando lavora percepisce salari da fame.
Dal primo gennaio è scattata intanto una nuova norma di prelievo fiscale, prevista nel memorandum firmato con i rappresentanti della troika. La nuova norma introduce una nuova ritenuta per redditi fino a 42mila euro annui (per lavoratori dipendenti e pensionati), mentre per i redditi superiori non è previsto nessun aggravio e nessun reale piano di riscossione dei tributi pregressi non pagati.
La ricchezza si concentra sempre più nelle mani di una piccola percentuale di greci che dalla crisi stanno traendo addirittura vantaggio: la Banca di Grecia ha annunciato che a novembre i depositi negli istituti di credito ellenici hanno continuato a crescere (passando a 156 miliardi di euro dai 155 di ottobre).
E’ ovvio quindi che i lavoratori, i pensionati e i disoccupati greci reagiscano con scetticismo alle roboanti dichiarazioni del governo di centrodestra-centrosinistra.
Soprattutto dopo che si è scoperto l’inganno operato dai socialisti – forza centrale nel governo ellenico degli ultimi decenni, assai ridimensionati alle ultime elezioni – nel caso della Lista Lagarde.
L’ex ministro delle finanze del Pasok ai tempi del governo Papandreou è finito sotto inchiesta da parte di una commissione parlamentare. Accusato di aver manipolato la lista di 2.062 greci che hanno un conto corrente nella succursale di Ginevra della banca Hsbc. La lista era stata consegnata nel 2010 dall’allora ministra delle Finanze francese Christine Lagarde (attuale direttore dell’Fmi) proprio a Papacostantinou. Ma il cd con l’elenco dei presunti evasori si era misteriosamente volatilizzato, e Papaconstantinou non aveva reso nota né la consegna della lista né tantomeno il suo contenuto. Pochi mesi fa si venne a sapere che il cd-rom era finito nelle mani del suo successore (ed attuale leader socialista) Evangelos Venizelos, il quale però lo aveva tenuto in un cassetto senza anche in questo caso aprire un’inchiesta ufficiale.
Ad ottobre però un giornalista d’inchiesta greco, Costas Vaxevanis, aveva diffuso alcuni dei nomi contenuti in una copia della lista entrata in suo possesso, finendo immediatamente nel mirino della magistratura che lo aveva fatto arrestare e processare per ‘violazione della privacy’. Ma poi Vaxevanis era stato assolto.
Poi la svolta alcuni giorni fa, quando le autorità francesi hanno provveduto a consegnare di nuovo ad Atene la ‘lista originale’. E si è scoperto che l’ex ministro Papaconstantinou aveva ridotto la lista a 2059 nomi, rimuovendo tre nominativi di potenziali evasori imparentati con la sua famiglia.
Interrogato, Papaconstantinou si è difeso affermando che nel 2010 aveva consegnato la lista alla Polizia fiscale (la Finanza ellenica), chiedendo che venissero svolte indagini complete su quei conti e sui loro proprietari, ma che le autorità fiscali decisero di non procedere per motivi legali e del CD-Rom si persero le tracce.
Poi Venizelos ha confermato di aver ricevuto una lista dal suo predecessore e che la passò all’ufficio del primo ministro tramite una pennetta USB, dato che il CD-Rom originale era sparito. Anche lui ha confermato che all’epoca non fece pressione perché si iniziassero delle indagini, dato che gli avvocati lo avevano avvertito che il materiale della lista era inutilizzabile in un processo in quanto sottratto illegalmente.
Papaconstantinou è ora accusato di aver fatto sparire i tre nomi dei parenti dalla lista Lagarde prima di consegnarla alla Polizia fiscale e di consegnarla tramite una pennetta Usb al suo successore Venizelos, facendo sparire il Cd originale.
Papaconstantinou non è un militante qualunque del Partito Socialista. Ma è stato un dirigente di punta del Pasok, un “tecnico” che ha studiato alla London School of Economics e che è stato l’artefice del primo piano “di salvataggio” della Grecia nel maggio del 2010.
Ora il Pasok cerca di salvare il salvabile ed ha espulso il capro espiatorio, ma i partiti d’opposizione – in particolare la sinistra radicale di Syriza e i comunisti del KKE – ora pretendono di andare a fondo sulla vicenda. Le opposizioni chiedono innanzitutto che l’intera lista Lagarde sia immediatamente resa pubblica.
Il governo vuole che la commissione d’inchiesta parlamentare valuti solo la posizione e le eventuali responsabilità di Papaconstantinou, ma Syriza insiste nel chiedere che sia messo sotto inchiesta anche Venizelos. Eventualita’ quest’ultima che i partiti di governo vogliono scongiurare, per evitare una possibile destabilizzazione del Pasok e una conseguente crisi della debole coalizione di governo.
Secondo la stampa greca, dopo Papaconstantinou ad essere inquisiti saranno almeno altri tre ex ministri dei governi precedenti (due di Nea Dimokratia, centrodestra e uno del Pasok), insieme con altri cittadini greci che hanno portato illegalmente ingenti somme di denaro all’estero.
Se vorrà tener fede ai suoi impegni di scatenare l’operazione ‘Mani pulite’ contro gli evasori Antonis Samaras dovrà quindi andare a fondo e far saltare delle teste. Ma così facendo il premier ministro, pressato dalla troika, si taglierebbe le gambe in parlamento e perderebbe il sostegno degli ambienti capitalistici del paese che sostengono il suo esecutivo fin quando tagli e sacrifici saranno limitati alle classi sociali meno abbienti e lasceranno tranquilla l’oligarchia. Nella lista Lagarde infatti, sono scomparsi i nomi delle due figlie di Papaconstantinou, ma sono rimasti quelli di armatori, imprenditori, primari, giornalisti ed esponenti politici.
Intanto, come è accaduto in questi anni, a pagare saranno i lavoratori dipendenti. Entro febbraio il governo ha annunciato il ‘riposizionamento’ di 7500 dipendenti pubblici (licenziati, messi in mobilità o in prepensionamento). Mentre il Ministero della Pianificazione ha avvertito che entro l’anno dovrà ridurre complessivamente il personale del 50%.
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