Sono fame e privazioni, al di là delle violenze quotidiane, ad alimentare il dramma della popolazione siriana già duramente colpita dal conflitto. A denunciarlo sono le organizzazioni umanitarie nel paese dove si sono formate delle vere e proprie sacche di miseria che hanno già causato i primi decessi per stenti. Nelle ultime ore – denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), organizzazione non governativa basata a Londra ma con una fitta rete di collegamenti in Siria – è salito a 41 persone il bilancio delle vittime dell’assedio al campo profughi palestinese di Yarmuk, a sud di Damasco, morti per la fame e per la mancanza di medicinali.
Già due settimane fa l’Organizzazione per i rifugiati palestinesi (Unrwa) aveva annunciato le prime 15 vittime del campo, a otto chilometri da Damasco, denunciando l’impossibilità per gli operatori di entrare nel campo profughi e portare aiuto alla popolazione. La zona sud del campo sarebbe controllata da gruppi di opposizione al regime, entrati alla fine del 2012. L’assedio delle forze governative ha portato alla chiusura del campo.
Abitato un tempo da circa 170.000 palestinesi, dal 2011 Yarmuk ha visto diminuire costantemente la sua popolazione, con migliaia di persone fuggite in Libano e Giordania, due volte profughi. Secondo le agenzie umanitarie, circa 20 mila persone a Yarmuk si trovano in uno stato di estrema povertà e a rischio malnutrizione per il mancato arrivo degli aiuti umanitari.
Il capo della missione umanitaria dell’Onu Valerie Amos ha aggiunto che questa situazione non riguarda solo Yarmuk, ma diversi sobborghi della capitale dove malati e feriti non possono lasciare le zone di conflitto, e l’assistenza sanitaria non può essere adeguatamente effettuata.
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