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Libia: decine di morti in scontri, ucciso viceministro

Nuova impennata di violenza in Libia. La situazione già grave si è ulteriormente deteriorata nel paese dopo un fine settimana contrassegnato dall’omicidio di un esponente del governo e da nuovi combattimenti nel sud.

Il vice-ministro dell’Industria Hassan al Drowi è stato assassinato da un gruppo di uomini armati durante una sua visita ufficiale nella città nativa di Sirte, 500 km ad est di Tripoli. Il vice-ministro è stato ucciso sabato sera a colpi di arma da fuoco nei pressi del mercato centrale di Mekmdas, nel centro storico della città costiera. 

Nominato vice-ministro dell’Industria dal precedente capo di governo Abdelrahim al Kib, al Drowi era stato riconfermato nel suo incarico dall’attuale primo ministro Ali Zeidan. Originario di Sirte l’uomo era stato membro del Consiglio nazionale di transizione, braccio politico della ribellione che ha destituito Gheddafi tre anni fa. L’omicidio di al Drowi non è stato rivendicato. Ora media e analisti sottolineano la “debolezza dello Stato” e “l’incapacità persistente delle autorità di transizione nel ristabilire l’ordine e la sicurezza” in Libia.

Anche perché nelle scorse ore la città meridionale di Sahba (650 km da Tripoli) e altre località vicine, tra cui Murzeq e al Shati, sono state epicentro di un’ondata di violenza tra tribù rivali, costata la vita almeno 31 persone. A scontrarsi da più di tre giorni sono gli esponenti della tribù Awlad Soliman, di origine araba, e quelli di origine africana dei Tabu. In tutto più di 65 persone sono state ferite. Nella zona desertica all’estremo sud del paese, porta di passaggio verso il confinante Niger, sono collocati importanti pozzi petroliferi. Le autorità temono che le violenze di Sahba possano avere conseguenze negative sulla produzione locale in un momento di crisi degli impianti petroliferi dell’est.
Un ‘comitato dei saggi’ ha avviato trattative tra le due tribù per impedire ulteriori combattimenti e rappresaglie. Ma i due gruppi avevano già firmato un cessate il fuoco nel marzo 2012 dopo scontri che avevano causato più di 150 morti. Non è servito a molto.

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