Nena News – A quasi un mese dal cessate il fuoco che ha allentato l’assedio e permesso ai primi convogli dell’Unrwa di portare aiuti umanitari, nel campo profughi palestinese di Yarmouk è di nuovo guerra. Ieri il fronte al-Nusra è rientrato nel campo e, come riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono ricominciati gli scontri tra i jihadisti e il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina – Comando Generale, vicini al regime di Bashar al-Assad. Il bilancio è per ora di un morto. In serata è stato dichiarato un cessate il fuoco per permettere ai residenti di rifugiarsi in un altro sobborgo di Damasco.
Ora si teme un altro lungo assedio da parte del regime, dopo quello durato circa sette mesi che ha ridotto la popolazione del campo, il più grande del mondo arabo, del 90 percento: le stime delle Nazioni Unite parlano di 150 – 180 mila residenti all’inizio del conflitto siriano a fronte dei i 18 mila rimasti oggi nel campo. La maggior parte dei residenti era riuscita a scappare in Libano o in Giordania, profuga per la seconda volta, mentre per gli altri non c’è stato scampo: morti di fame, di malattia e colpiti dal fuoco incrociato. Un ex abitante rifugiatosi a Gaza aveva descritto l’orrore di Yarmouk: fantasmi che si aggiravano tra le macerie, mangiando erba o gatti. Ora non ci sono più neanche quelli.
Le organizzazioni internazionali, che avevano più volte tentato di entrare nel campo per portare cibo e medicine e per evacuare anziani e malati, si erano viste sparare contro dalle milizie ribelli: l’ultima volta che ci avevano provato era stato nel gennaio scorso, con il convoglio di aiuti umanitari dell’Unrwa che, dopo aver ricevuto il permesso dal regime, era riuscito ad arrivare al centro del campo. Lì è stato bersagliato dai cecchini di al-Nusra e costretto a tornare indietro. All’inizio di febbraio, in vista di un accordo tra i jihadisti e al-Nusra per abbandonare il campo, l’Unrwa e la Croce Rossa erano riuscite a evacuare i malati e gli anziani, oltre a consegnare 5 mila pacchi di cibo da oltre 30 chili. E adesso, chissà.
Nel mese di febbraio, oltre agli aiuti, sono potuti rientrare a Yarmouk anche gli abitanti che si erano rifugiati altrove. “Ci è stato detto – ha dichiarato una donna fuggita 14 mesi fa all’Afp – che la situazione ora è calma, così siamo tornati a vedere in che condizioni è la nostra casa”. Ora chi è rientrato rischia di ritrovarsi di nuovo nell’assedio, senza acqua pulita, né elettricità, con i bambini a rischio poliomielite. E con la paura che anche il poco cibo entrato venga sequestrato dai miliziani, com’è stata prassi per sette mesi, e rivenduto a prezzi esorbitanti. Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa, ha chiesto la fine delle ostilità per permettere il ripristino delle operazioni di aiuto. “L’Unrwa chiede alle parti in causa di cessare le ostilità e di risolvere il conflitto esclusivamente con mezzi pacifici, per permettere all’agenzia di assicurare l’immediato accesso al cibo, medicine e assistenza umanitaria”. Nena News.
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