Sono finiti davanti all’Alta Corte due dei più ricchi e potenti imprenditori di Hong Kong, i fratelli Thomas e Raymond Kwok, per un processo che ha fatto scalpore e che sta diventando un evento anche mediatico.
Magnati dell’edilizia i due palazzinari di 62 e 60 anni erano stati arrestati nel marzo del 2012 insieme all’ex segretario-capo del parlamento locale, Rafael Hui, su ordine dell’agenzia anti-corruzione. A capo dell’impero di iniziative edilizie e di sviluppo urbano Sun Hung Kai Properties, i fratelli Kwok avrebbero pagato somme consistenti a Hui per garantirsi lucrosi affari nel settore pubblico. Sarebbe stata attorno ai 4,4 milioni di dollari la somma complessiva di prestiti e pagamenti effettuati nelle transazioni tra Hui e Kwok e altri due personaggi minori che complessivamente si trovano di fronte a otto diversi capi d’accusa.
Il caso che coinvolge personaggi che le statistiche della ricchezza hanno posto lo scorso anno al quarto posto tra i milionari dell’ex colonia britannica ha colpito sia l’opinione pubblica, sia la comunità imprenditoriale di Hong Kong. La ragione è nella visibilità dei personaggi coinvolti, ma anche nel fatto che la Sun Hung Kai è la più grande impresa immobiliare nella Regione autonoma cinese speciale di Hong Kong per capitalizzazione, vicina ai 18 miliardi di dollari, e suo è l’edificio che svetta sul territorio, l’International Commerce Centre con i suoi 118 piani.
Una vicenda che tra l’altro sembra confermare l’evoluzione del sistema pubblico, considerato relativamente impermeabile alla corruzione al punto da essere classificato lo scorso anno al 15° posto nella graduatoria della corruzione stilata da Transparency International. Questo caso, infatti, ha aperto un ulteriore spiraglio sul sistema di rapporti interpersonali (guanxi) tra imprenditori e autorità, essenziale nella Repubblica popolare cinese per una favorevole conduzione degli affari.
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