Un anno di rallentamento e un 2015 di poco migliore: così l’Asian Development Bank (Banca asiatica per lo sviluppo) vede la crescita dell’area Asean, dieci paesi che contano complessivamente oltre 600 milioni di abitanti e che proprio il prossimo anno hanno in programma un’integrazione economico-doganale (Asean Economic Community).
Ad appesantire la “locomotiva-Asean”, che comunque crescerà del 4,6% contro il 5% del 2013, il calo più netto di Thailandia, Indonesia, Filippine, Singapore e Vietnam. Nel complesso le economie più grandi del gruppo, salvo la Malaysia che è in controtendenza, trainata da un export in netta ripresa, perderanno colpi.
I dati, contenuti negli aggiornamenti al rapporto Asian Development Outlook 2014, diffuso dalla sede centrale di Manila, mostrano come nel complesso i 45 paesi in via di sviluppo parte dell’organizzazione restino l’area a maggior crescita del pianeta, nonostante alcune inversioni di rotta. Nel complesso, l’Asia in via di sviluppo dovrebbe vedere la sua ricchezza aumentare del 6,2% quest’anno e del 6,4% il prossimo, contro il 6,1% del 2013.
“Questo raggruppamento di paesi continua nel loro insieme conservare il suo slancio, anche se il ritmo di recupero della maggiori economie industrializzate è inferiore alle attese”, ha ricordato il presidente della Banca, il giapponese Takehiko Nakao, nell’introduzione al rapporto. Tuttavia, ricorda Shang-Jin Wei, economista dell’istituzione finanziaria pan-asiatica, “critico nel definire le prospettive di crescita sarà l’avanzamento delle riforme strutturali in Cina, India e Indonesia, le tre maggiori economie regionali”.
In Estremo Oriente, le indicazioni di sviluppo del Pil restano per il 2014 e il 2015 attorno al 6,7%, con i lievi cali previsti di Cina e Hong Kong e un rallentamento più netto in Mongolia compensati da migliori performance di Corea del Sud e Taiwan.
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