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Diritti umani. La Cina accusa gli Usa per Ferguson

Dire che il mondo dovrebbe condividere un certo sistema di valori è un’arma a doppio taglio. Aiuta a fare gli “interventisti umanitari” in casa d’altri, come sapiamo, ma ci si fa una figura penosa se poi – in casa propria – si è anni luce al di sotto degli standard dichiarati auspicabili.

A forza di concentrare l’attenzione – dei media occidentali – sui “diritti umani” (quelli che non costano; per i diritti sociali si può sempre attendere, o tornare indietro, visto che significano welfare e spesa pubblica adeguata) gli Stati Uniti sono incorsi più volte in clamorosi infortuni. Ma che fosse proprio la Cina a dire basta a questo “doppio standard” in vigore dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è decisamente un segno dei tempi. E della crisi di credibilità che logora gli Stati Uniti.

Un’associazione cinese ha chiesto ufficialmente agli Usa di rivedere i sui «doppi standard sui diritti umani» dopo l’uccisione del giovane nero Michael Brown da parte di un poliziotto a Ferguson nel Missouri.

La Società cinese per i Diritti Umani, la più grande associazione del genere nel paese, ha diffuso un comunicato rilanciato dall’agenzia Nuova Cina nel quale afferma di «sperare che l’uccisione del ragazzo spinga gli Stati Uniti a riflettere sull’abitudine a puntare il dito contro il rispetto dei diritti umani negli altri paesi».

Per l’associazione, «il deteriorarsi della discriminazione razziale e dell’ingiustizia sociale negli Usa è una seria violazione dei diritti umani». Secondo il comunicato, l’abuso di potere da parte della polizia americana è inoltre un fatto negativo e preoccupante.

 

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