Le bande criminali di ISIS hanno attaccato da tre parti la città di Kobane in Siria, con armi pesanti come i carri armati T-72 che stanno usando contro la popolazione. Da ieri il centro della città di Kobane è sotto una pioggia di missili, e decine di villaggi sono attaccati con i cannoni. Il loro obiettivo è fare un altro massacro di civili come recentemente hanno fatto a Şengal. Le forze di difesa del popolo (YPG e YPJ) stanno resistendo a questi attacchi. Sono finora circa 250.000 fra cui yezidi, turkmeni, sciiti, i civili messi in salvo dalle YPG, che si dichiarano pronte a difendere tutta la popolazione della Siria senza distinzione di etnia o religione. Il presidente del PYD Salih Muslim ha dichiarato che i kurdi non possono essere lasciati soli a fronteggiare questa minaccia per tutta l’umanità, mentre membri dell’organo esecutivo del cantone di Kobane hanno lanciato un appello affinché le Nazioni Unite e tutti i principali paesi si attivino per sostenere la popolazione di Kobane, cantone che ha sperimentato fin qui una relativa pace all’interno del caos siriano, diventando la meta di migliaia di profughi siriani di tutte le etnie e religioni. La Turchia continua a sostenere gli attacchi di queste bande: fonti locali riferiscono che un treno carico di materiale bellico è giunto dal territorio turco al confine per rifornire i gruppi di ISIS il 17 settembre; il confine turco-siriano è facile da oltrepassare per i miliziani di ISIS, mentre rimane chiuso ai profughi. Se si vuole fermare l’ISIS occorre intervenire sulla Turchia perché smetta di sostenerlo: l’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI), inoltre, chiede al Governo italiano, all’Unione Europea e alle organizzazioni umanitarie di intervenire per fermare gli odiosi attacchi di ISIS e per interrompere il sostegno che Turchia e altri paesi offrono ai miliziani islamisti.
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