Sarebbe ferito e non ucciso il califfo nero Abu Bakr Al-Baghdadi durante un attacco aereo dei giorni scorsi. L’assenza in pubblico da alcuni mesi aveva sollevato incertezze sulla condizione del nuovo grande nemico dell’Occidente. Poi il raid dell’aviazione statunitense che, a seguito d’informazioni catturate dai Servizi, aveva colpito un transito di vetture nelle quali viaggiavano alcuni capi politici e militari dello Stato Islamico. Ieri da un lancio su Twitter del portavoce dello stesso gruppo islamico è giunta la precisazione che non il Califfo, bensì il suo aiutante era rimasto ucciso nel corso dell’attacco dal cielo. Al Baghdadi, ferito, sarebbe ricoverato in luogo per lui sicuro. Ma già alcune emittenti come Al Jazeera non paiono così certe dell’autenticità del ‘cinguettìo’. Dal canto suo il comando delle forze statunitensi in Medio Oriente non si mostra sicuro della presenza del grande capo dell’Isil nel gruppo di auto diventato l’obiettivo del raid di venerdì scorso nei pressi di Mosul. Notizie raccolte fra gli abitanti della cttà, che hanno sotto gli occhi i comportamenti più espliciti delle truppe in nero, dicono che da settimane gli spostamenti dei gruppi dell’Isil sono accorti e per nulla enfatici, proprio per ridurre il pericolo di diventare un bersaglio.
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