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Agenti della Dea (Usa) corrotti dai narcos colombiani

Narcotrafficanti e paramilitari ricercati dagli Stati Uniti pagavano cene e festini a base di droga e sesso ad un nutrito gruppo di agenti dell’agenzia antidroga statunitense, la Dea, e ad alcuni avvocati stranieri per accelerare le trattative sulla loro estradizione: lo ha rivelato un’inchiesta del quotidiano di Bogotá ‘El Tiempo’.
Testimoni oculari hanno raccontato, protetti dall’anonimato, come funzionava: gli agenti della Dea e gli avvocati erano trasferiti a bordo di aerei privati o macchine di lusso in luoghi in cui incontravano emissari dei ‘narcos’ e dei ‘paras’, incaricati di “soddisfare tutte le richieste degli invitati”. In genere festini in luoghi lussuosi animati da prostitute.
Gli agenti cercavano contatti per le loro indagini, dunque risultava comprensibile la frequentazione di fonti a conoscenza di pratiche illecite; in seguito venivano coinvolti, al pari degli agenti, in situazioni in cui in ville esclusive, ristoranti famosi, note discoteche trascorrevano serate pagate con fondi ufficiali del governo degli Stati Uniti. Erano queste le occasioni, per ‘narcos’ e ‘paras’, di informarsi sulla possibilità di benefici giudiziari in caso di una loro estradizione negli Stati Uniti, fino ad arrivare ad accordi.
Ad aver usato tale “strategia” sarebbero stati, fra gli altri, Carlos Mario Jiménez, alias ‘Macaco’, e i fratelli Miguel Ángel e Víctor Manuel Mejía Múnera conosciuti come ‘Los Mellizos’, i gemelli. Ma a non tutti sarebbe andata bene: ‘Macaco’ è stato infine arrestato, estradato e condannato a 30 anni negli Usa. Alcuni suoi uomini, tuttavia, patteggiarono accordi favorevoli e stanno per rientrare in Colombia dopo aver scontato la loro pena in territorio statunitense. In Colombia, per di più, non restano loro cause pendenti poiché prima dell’estradizione avevano aderito al processo di pace fra il governo del presidente Alvaro Uribe e i paramilitari delle disciolte Autodifese unite della Colombia (Auc).

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