Inattesa, ma comprensibile nel contesto del crescente nazionalismo incentivato in questi mesi dall’avvicinarsi dei 70 anni dalla sconfitta nel Secondo conflitto mondiale, la conferma della supremazia giapponese sugli scogli che formano il minuscolo arcipelago delle Takeshima/Dokdo nel Mar cinese orientale segnerà sicuramente i rapporti già tesi con la Corea del Sud. Ancor più perché segue la comunicazione di lunedì del ministro dell’Educazione di modifiche ai libri di testo per le scuole medie che da ora in maggioranza riporteranno le pretese giapponesi di sovranità sulle isole, come sulle altre contese con la Repubblica popolare cinese.
Nel suo Almanacco diplomatico 2015, il governo nipponico ha ribadito che le Dokdo, su cui i sudcoreani hanno un minuscolo avamposto di polizia, sono parte del territorio giapponese in base alla storia e al diritto internazionale.
Da parte sua, Seul inserisce la vertenza delle isole nella sua richiesta di scuse formali da parte giapponese per la brutalità della dominazione coloniale sul paese dal 1910 al 1945 e delle atrocità commesse in tempo di guerra.
Nonostante gli stretti e necessari rapporti economici e in modo crescente anche strategici per fronteggiare la minaccia cinese incentivati da Washington, comune alleato, i contrasti precludono ogni progresso a migliori rapporti trilaterali.
Seul non ha ancora invitato i giapponesi a partecipare alla propria commemorazione della fine del conflitto nel Pacifico, come pure Pechino. Il Giappone, d’altra parte, ha dato avvio a una serie di proprie iniziative commemorative. Da oggi, ad esempio, la coppia imperiale sarà in viaggio su scenari di conflitto che videro la morte di decine di migliaia di soldati giapponesi a Peleliu nello stato-arcipelago di Palau e Saipan nell’arcipelago delle Marianne oggi controllato dagli Stati Uniti.
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