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Bangladesh. Proprietario del Rana Plaza accusato di omicidio di 1130 persone

In Bangladesh il proprietario del Rana Plaza, il palazzo che ospitava cinque fabbriche tessili crollato il 24 aprile del 2013 uccidendo 1.130 persone, per lo più operai ed operaie (altre 2500 sono state tratte in salvo ), è stato accusato di omicidio. Sohel Rana, 35 anni, era stato arrestato qualche giorno dopo il crollo, mentre cercava di fuggire in India. È una delle 42 persone che le autorità del Bangladesh hanno incriminato per omicidio, con l’accusa di avere ignorato gli avvertimenti sulla fragilità e l’insicurezza dell’edificio e le raccomandazioni, ricevute il giorno prima del crollo, di non consentire l’ingresso ai lavoratori. Tra gli altri ci sono anche sette proprietari delle fabbriche ospitate nell’edificio, inizialmente accusati di omicidio colposo, e dodici funzionari di governo che avevano la responsabilità di condurre ispezioni sulla sicurezza della struttura e che non hanno svolto correttamente il proprio lavoro, probabilmente dopo aver preso laute mazzette dagli imprenditori.
Rana è accusato insieme ad altre diciassette persone anche di avere violato il regolamento edilizio, per avere trasformato illegalmente il palazzo aggiungendo tre piani ai sei autorizzati. Inoltre l’edificio aveva ricevuto l’approvazione per essere usato come centro commerciale e non come complesso industriale di nove piani.
Gli operai delle fabbriche tessili ospitate nel Rana Plaza producevano vestiti anche per le aziende occidentali, comprese alcune italiane (tra queste Benetton) che in gran parte si sono rifiutate di pagare gli indennizzi richiesti dalle famiglie degli operai morti e dai sopravvissuti. Il crollo del Rana Plaza è stato il più grave incidente mai avvenuto in una fabbrica dal disastro di Bhopal, in India, del 1984.
Se saranno giudicati colpevoli, gli imputati rischiano la pena di morte. Gli inquirenti hanno fatto sapere che una prima udienza si terrà il 28 giugno.

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