Una statua di Lenin è stata smontata dagli ultranazionalisti e dai fascisti ucraini a Slaviansk, località del Donbass strappata alla resistenza delle Repubbliche Popolari nei mesi scorsi ed attualmente occupata dalle forze militari di Kiev.
“Alle prime ore di questa mattina (il movimento di estrema destra, ndr) Pravy Sektor ha smontato il monumento di Lenin. In maniera molto civile”, ha scritto il ministro dell’Interno ucraino, Arsen Avakov, su Twitter. Secondo delle immagini diffuse su internet, la statua è stata smontata con l’ausilio di una gru e di un cavo.
“Siamo contro i simboli del totalitarismo. Non abbiamo potuto attendere i negoziati. Secondo noi, ci sono delle cose di base che non sono negoziabili. Lenin era un criminale internazionale, un terrorista, il boia del popolo ucraino”, ha dichiarato all’agenzia di stampa France Presse Artem Skoropadski, portavoce di Pravy Sektor, un movimento politico nostalgico della collaborazione tra i neonazisti ucraini guidati da Stepan Bandera e le truppe naziste nel corso della seconda guerra mondiale.
La popolazione di Slaviansk non ha preso bene l’azione degli invasori. A detta anche delle normalmente disattente agenzie di stampa internazionali quella di Lenin resta una figura molto rispettata in una gran parte dei territori dell’ex Unione Sovietica, compresi i territori dell’Ucraina orientale abitati da popolazioni russofone.
Il presidente ucraino Petro Porochenko ha promulgato a metà maggio una legge che vieta i simboli dell’era comunista per rompere definitivamente con il passato sovietico dell’Ucraina e legittimare la rivalutazione del passato neonazista dei cosiddetti ‘nazionalisti’ ucraini ai quali il nuovo regime si richiama.
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