La condotta della polizia sudafricana dovrà essere oggetto di un’inchiesta penale della magistratura per accertare gli errori e le responsabilità che sfociarono nell’uccisione di decine di minatori che manifestavano a Marikana nell’agosto 2012: lo ha chiesto una commissione d’inchiesta sul massacro, istituita dal governo.
In un rapporto conclusivo, consegnato al presidente Jacob Zuma e reso pubblico nella serata di ieri, si sottolinea che il piano della polizia per disarmare e disperdere i lavoratori era “fallace” e condusse inevitabilmente al “massacro”. La commissione d’inchiesta, presieduta dal giudice Ian Gordon Farlam, ha anche messo in discussione le capacità direttive del capo della polizia Riah Phiyega.
Nel rapporto si denuncia anche che i ritardi nei soccorsi ai minatori feriti furono all’origine di almeno un decesso. Le conclusioni dell’inchiesta sono state presentate da Zuma, che ha sottolineato come “l’orrenda tragedia” di Marikana non possa “avere posto in una democrazia” ma che ha anche difeso l’operato delle forze dell’ordine sminuendo le loro responsabilità nell’eccidio. Il massacro, il più grave in Sudafrica dalla fine dell’apartheid, si verificò il 16 agosto 2012. I lavoratori uccisi, 34, in sciopero da settimane, chiedevano aumenti salariali e più diritti nelle miniere gestite dalla multinazionale Lonmin.
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