L’ultimo materiale pubblicato ieri dal VTsIOM, il Centro ufficiale russo di indagini demoscopiche, rivela come sia mutata, negli ultimi 25 anni, la percezione dei russi sulla possibilità di un’aggressione militare. Allo scorso settembre, il 48% degli intervistati ha detto di ritenere che tale minaccia esista: ben 20 punti percentuali in meno rispetto allo scorso gennaio, ma il 35% in più del 1990.
Oggi il 43% non crede a una minaccia di aggressione: era il 57% venticinque anni fa. Così che la minaccia di guerra registrava un indice pari a +5 un mese fa, contro un -44 del 1990. Oggi, il 53% di chi crede alla possibilità di aggressione, ritiene che questa possa venire dagli Stati Uniti; sotto la pressione propagandistica yankee-eltsiniana, cioè nel 1990, quella percentuale era del 19%. Precipitata invece oggi a zero la percentuale di chi nel 1990 (era il 23%) temeva un’aggressione tedesca; una minaccia da parte ucraina è vista oggi dal 10% dei rispondenti al sondaggio, mentre il 6% teme un attacco dell’Isis e il 5% da parte della Nato.
Di contro, se nel 1990 il 34% dei russi riteneva l’Esercito sovietico al di sotto dei migliori eserciti del mondo, oggi la pensa allo stesso modo solo il 12%; se 25 anni fa il 15% era preoccupato per la scarsa preparazione dei militari, oggi lo è appena il 3%. Il 32% degli intervistati (il 5% nel 1990) giudica oggi le forze armate russe le più efficienti e combattive al mondo, mentre il 49% (21% nel 1990) si dice convinto che esse stiano alla pari con le migliori. L’indice di giudizio circa la preparazione militare dell’esercito russo è così cresciuto in venticinque anni da -23 a +66.
Non tutti i piani di guerra della Nato vengono per nuocere, verrebbe da dire.
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