Il gorgo aperto dal dieselgate della Volkswagen sta risucchiano anche le creatture più mitiche del gruppo di Wolfsburg. La divisione nordamericana di Porsche ha annunciato il blocco «volontario» delle vendite dei modelli dal 2014 al 2016 della Cayenne diesel, in Usa e Canada.
Del resto l’Epa – dipartimento “ecologico” del governo statunitense – aveva già qualche giorno fa accusato Vw di aver truccato anche motori di classe superiore al 2.000 Tdi montato su una decina di milioni di vetture. E quindi molti modelli superlusso – come appunto il Cayenne, la Touareg o tutte i suv Audi – avevano ormai il destino segnato, almeno sul mercato nordamericano.
Ieri la casa madre ha rivelato di aver riscontrato anomalie anche sulle emissioni di CO2, laddove finora lo scandalo sembrava riguarare principalmente gli ossidi di azoto (NOx).
Volkswagen ha già quantificato in circa 2 miliardi di euro i costi supplementari di questo nuovo fronte, che dovrebbe coinvolgere antri 800mila veicoli oltre ai circa 11 milioni già coinvolti nella vicenda battezzata Dieselgate.
Ma lo scandalo, che fin qui aveva riguardato eslusivamente le emissioni di ossidi di azoto (NoX) (qualche imbecille prezzolato scrive ancora che “non serebbero nocivi per la salute umana”), ma anche le più note emissioni di Co2. Come ammesso addirittura da una nota ufficiale di Vw.
Ma quando deve finire in tragedia non c’è limite al peggio. I veicoli da “resettare” o “ristrutturare” per renderli allineati alle direttive ambientali sarebbero dunque 800.000 in più di quanto finora ammesso. Soprattutto, però, non si tratterebbe solo di modelli ad alimentazione diesel. Anche i 1.400 a benzina presenterebbero infatti “significative anomalie” per quanto riguarda le emissioni di Co2.
Costo industriale stimato per le “riparazioni”: 2 miliardi. Naturalmente le spese legali (risarcimenti, ecc) sono al momento inquantificabili.
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