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La Fiat? Tarocca anche le prove per il processo

Nuovo colpo di scena al processo per i tre licenziati di Melfi, ieri alla quarta udienza per il secondo grado. La Fiom ha accusato la Fiat di aver presentato foto non rispondenti al vero: si tratta della documentazione fotografica, già allegata dalla Fiat nel primo grado, in cui l’azienda ricostruisce, con dei figuranti, il momento in cui i tre lavoratori avrebbero bloccato il robot meccanico; da lì l’accusa di aver fermato indebitamente la produzione, e dunque il licenziamento. Ebbene, nelle foto della Fiat sono presenti delle strisce gialle sul pavimento, che delimiterebbero l’area in cui i lavoratori non avrebbero dovuto trovarsi in quel momento: ma i due delegati licenziati e poi reintegrati in primo grado, Antonio Lamorte e Giovanni Barozzino, che solo di recente hanno potuto visionare le foto della Fiat, all’udienza di martedì scorso avevano spiegato al giudice che le strisce gialle sull’area dove si svolsero i fatti non ci sono, e che invece esistono su un corridoio parallelo a quel reparto. Il giudice, sempre martedì scorso, aveva dunque disposto un sopralluogo alla Fiat, fissato per il 7 giugno. Ma poi la sorpresa: «Lunedì gli operai sono andati al lavoro – spiega Emanuele De Nicola, segretario Fiom Basilicata – e hanno visto che sull’area erano comparse le strisce gialle. Evidentemente la Fiat le ha fatte dipingere sabato o domenica notte. La comparsa delle strisce è stata contestata ieri in aula, e il dirigente Fiat ha spiegato che in effetti avevano fatto dei lavori di manutenzione nell’ultimo mese. Allora noi – continua il responsabile Fiom – abbiamo presentato delle nostre foto, fatte dopo l’udienza di martedì e prima di domenica, dove si vede chiaramente che quelle strisce sull’area non c’erano. Il giudice si è riservato quindi due giorni per acquisirle e per confermare o meno il sopralluogo. A quel punto, il dirigente Fiat ha dovuto ammettere che in effetti nel weekend avevano “rifatto le strisce, perché si erano cancellate”. È sospetto che i lavori siano stati fatti dopo la nostra denuncia,
e ci riserviamo, se si confermasse che le foto non sono veritiere, di procedere per truffa processuale».

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