Mentre la bolletta dell’acqua diventa sempre più salata, con un aumento tendenziale del 6,5% ad aprile 2011, Firenze si conferma la città più cara, con costi cinque volte superiori a quelli di Milano, che invece è la più economica d’Italia. A rivelarlo è l’indagine sul servizio idrico integrato realizzata da Federconsumatori, che chiede al governo, innanzi tutto, «un piano nazionale per l’acqua». Perchè, dice il presidente Rosario Trefiletti, «trovo immorale che ci siano tariffe così differenziate». L’organizzazione dei consumatori, alla luce dei dati attuali, è sempre più convinta della «necessità che i cittadini partecipino al referendum che, al contrario di quanto dichiarano alcuni Tg, si terrà il 12 e il 13 giugno 2011, esprimendo un doppio sì». Dall’indagine sulle tariffe nel 2010, condotta su 93 città campione, emerge che lo scorso anno si è registrato un aumento in bolletta pari al 6,85%, ovvero 20 euro in più. Una famiglia tipo, che mediamente consuma 200 metri cubi l’anno, ha dovuto sborsare in media circa 311 euro. E se Milano vanta una bolletta annua di 115,36 euro, a Firenze se ne spendono 478,05. Conto salato anche per i single di Agrigento che, con una bolletta di 207,46 euro l’anno (per consumi pari a 100 metri cubi, relativi a un single o a una coppia di pensionati moderati), si aggiudica la maglia nera. Anche in questo caso, Milano è la città più economica (59,77 euro), mentre la bolletta media è di 137,07 euro all’anno. «Impressionanti» invece, secondo Federconsumatori, gli incrementi in alcune città: in particolare Carrara, Massa e Rieti, rispetto al 2009, hanno registrato un aumento dei costi superiore al 30%. Ma «ancora più impressionante», aggiunge l’organizzazione dei consumatori, è il confronto con il 2000, quando si spendevano 190 euro. «In dieci anni – secondo l’indagine – l’aumento medio della bolletta è stato pari al 63%, ovvero tre volte circa l’aumento dell’inflazione (+24%)». E con «la forzata privatizzazione delle aziende pubbliche di gestione del ciclo idrico» si corre il rischio «di politiche tariffarie ancora più elevate», spiega Federconsumatori. Anche per questo, bisogna abrogare la legge in vigore votando sì al Referendum. Il secondo sì è invece necessario «per abrogare la parte della legge 152/2006 che, nella determinazione della tariffa, riconosce la remunerazione del capitale investito».
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