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Ancona. Lavoratori Fincantieri entrano in Regione

Lavoratori della Fincantieri in corteo stamani ad Ancona, diretti dallo stabilimento portuale alla sede dell’Assemblea legislativa delle Marche, per chiedere che il consiglio approvi un ordine del giorno sulla ripresa dell’attività del cantiere «ma senza rinunciare a nessun posto di lavoro». L’amministratore delegato del gruppo navalmeccanico aveva annunciato un piano per la costruzione di 2 navi, ma 180 esuberi fra i 580 addetti dell’impianto di Ancona.

La mattinata si è però aperta con una «provocazione inaudita: l’azienda ci ha chiuso i cancelli in faccia, con tanto di lucchetto, mentre stavamo facendo un sit-in davanti alla fabbrica». Lo hanno denunciato i rappresentanti sindacali che guidano il corteo di lavoratori della Fincantieri di Ancona diretto in Regione, ennesima protesta dei ‘Martedì della collera’. «Da mesi facciamo sit-in, ed è la prima volta che succede una cosa del genere» commenta Giuseppe Ciarrocchi della Fiom Cgil. I manifestanti sono circa 300, dietro uno striscione che recita «Noi eccedenti, voi indecenti, vergogna». Su un altro striscione la scritta «Fincantieri non si tocca».

A quel punto la protesta è salita di tono. Trecento operai della Fincantieri hanno occupato simbolicamente la sede dell’Assemblea legislativa delle Marche esponendo uno striscione con la scritta ‘Noi eccedenti, voi indecenti. Vergogna’ dagli scranni del pubblico. Protestano contro i costi della politica e il piano Fincantieri. Una delegazione è entrata a colloquio con il governatore Spacca.

L’irruzione degli operai ha impedito l’inizio dei lavori dell’Assemblea, convocata per la seduta settimanale. Operai e governatore Gian Mario Spacca hanno dato vita ad un botta e risposta dai toni molto accesi, inframmezzato da cori e grida. I lavoratori dal ballatoio del pubblico, Spacca dall’aula, munito di megafono. Spacca ha cercato, a fatica, di spiegare che «la Regione ha fatto il possibile per favorire la trattativa con l’azienda: ha portato l’amministratore delegato Giuseppe Bono ad un tavolo di confronto, e l’ad ha annunciato due nuove commesse, due nuove navi, che consentiranno la ripresa dell’attività lavorativa del cantiere a ottobre». «La situazione è difficile, ma la giunta ha fatto il possibile» ha insistito il governatore, interrotto più volte dai lavoratori, tanto che ad un certo punto è sbottato: «se non mi volete ascoltare me ne vado…».

Dal fronte dei manifestanti, Paolo Pullini, delegato Fiom nella Rsu del cantiere (uno dei cassintegrati che l’11 settembre scorso ha pranzato con papa Benedetto XVI a conclusione del Congresso eucaristico nazionale svoltosi ad Ancona), ha ribattuto a Spacca che «i lavoratori non possono accettare la logica degli esuberi. Non c’è chiarezza nel piano, e non ci venite a dire che qualcuno possa credere davvero di essere riassunto dopo quattro anni di cassa integrazione!».

«Se c’è lavoro per 1.500 operai dell’indotto, come ha detto Bono, ci deve essere lavoro anche per tutti i 580 dipendenti del cantiere, altro che esuberi…» gridava un altro operaio. Alla fine, le tute blu hanno ottenuto un incontro tra una loro delegazione e i capigruppo consiliari, per ottenere un ordine del giorno che impegni la Regione a contrastare il piano di «eccedenze» prospettato dal Gruppo navalmeccanico. La riunione è ancora in corso, e non si sa se al termine i lavori del consiglio cominceranno o meno.

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