La scure di Standard & Poor’s si abbatte su 11 città, province e regioni italiane. Dopo il taglio del giudizio sul debito sovrano della scorsa settimana, l’agenzia di rating in una nota fa sapere di aver abbassato la sua valutazione da A+ ad A e mantenuto l’outlook negativo per: la città di Bologna, la provincia di Mantova, la regione Marche, la provincia di Roma, la regione Sicilia, la regione Emilia-Romagna, la regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia, la città di Genova, la regione Liguria, la città di Milano e la regione Umbria. Rivisto da stabile a negativo l’outlook della città di Torino, mentre resta invariato il rating di lungo termine ad A. S&P ha annunciato inoltre di aver declassato il rating di lungo temrine sui titoli emessi dalla regione Umbria con scandenza al 2017, 2018 e 2019, dalla regione Marche con scadenza al 2018 e dalla regione Sicilia con scadenza nel 2016.
La prendono con relativa filosofia i diretti interessati.
«Decisione attesa, quella di Standard and Poor’s, dato che l’agenzia più volte ha dichiarato che il proprio modello di analisi e di indagine economico-finanziaria non prevede che il rating degli Enti territoriali possa essere superiore a quello dello Stato». È questo il primo commento del Presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, alla decisione della agenzia di abbassare il rating della Regione da A+ ad A, in conformità a quello definito nei giorni scorsi per lo Stato centrale. «Debbo dire che l’agenzia, nelle motivazioni che ci ha trasmesso – ha detto Errani – oltre a spiegare che la propria metodologia di analisi prevede l’automatico adeguamento del rating ad un valore non superiore a quello dello Stato, ci assegna un »merito di credito indicativo pari a AA-«. In altre parole, »senza il parametro del debito sovrano nazionale, potrebbe essere questa la nostra collocazione più realistica«. Si tratterebbe, quindi, di un parametro superiore a quello riconosciuto all’Italia nelle scorse settimane. Resta la mia convinzione che questa regione abbia in sè le risorse per uscire dalla crisi, purchè vi sia a livello nazionale un quadro di scelte forti e di sviluppo che accompagnino l’intero Paese in questa direzione».
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