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Usa-Pakistan. Rapporti oltre i limiti di guardia

Il capo del servizio segreto pachistano ha messo in guardia gli Stati Uniti dal lanciare attacchi militari contro gli estremisti islamici sullo stile del blitz di Abbottabad, minacciando «una dura risposta dell’esercito a operazioni unilaterali».

Il responsabile dell’Isi, il generale Ahmed Shuja Pasha, è intervenuto oggi a una conferenza interpartitica convocata a Islamabad per mostrare l’unità politica del Paese di fronte alle gravissime accuse di Washington sulla complicità degli 007 pachistani con la rete terroristica di Haqqani.

Proprio il temibile gruppo armato afghano è finito sotto la scure degli Stati Uniti che oggi hanno annunciato sanzioni contro cinque presunti finanziatori. Le dichiarazione di Pasha, uno degli uomini più potenti a Islamabad, inaspriscono le frizioni con l’alleato americano. Sembra di essere tornati indietro alla primavera scorsa quando i vertici militari avevano fatto la voce grossa contro gli autori dello spettacolare blitz di Abbottabad ed espulso gli agenti della Cia dal Paese.

«Il Pakistan non deve raggiungere il punto di non ritorno», ha avvertito, negando il coinvolgimento dell’intelligence nell’attentato di Kabul e nell’uccisione dell’ex presidente afghano Bhuranuddin Rabbani, come sospettato dal Pentagono sulla base di intercettazioni telefoniche. «L’Isi non è coinvolto in alcuna attività eversiva in Afghanistan e non esporta terrorismo» ha aggiunto.

Sulla possibilità di un attacco diretto alle basi della rete di Haqqani nel Nord Waziristan, ipotizzato da un senatore Usa in un’intervista, ha sottolineato che «l’esercito è capace di rispondere a ogni situazione». La regione tribale al confine con l’Afghanistan è considerata uno dei principali santuari dei terroristi ed è spesso obiettivo delle operazioni segrete degli aerei senza pilota (droni) della Cia.

Nonostante le ripetute pressioni, Islamabad ha sempre detto di no a un intervento armato per paura di alterare i delicati equilibri tra le tribù pashtun del confine. Ma non è più un mistero che l’intelligence pachistana ha «contatti» con i vari gruppi militanti, come ammesso quattro giorni fa dallo stesso esercito.

Aprendo la conferenza, anche il premier Yousuf Raza Gilani ha invitato gli Stati Uniti a non tirare troppo la corda. «Non devono continuare ad accusarci», ha detto ricordando i sacrifici fatti dalla nazione nella lotta al terrorismo. Pur con toni più concilianti rispetto ai militari, ha poi lanciato un monito alla Casa Bianca: «Il Pakistan non è in grado di sopportare una dose maggiore di pressione per combattere la militanza».

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