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Fermiamo l’imperialismo Usa, la Nato e i loro complici

L’attacco USA nei confronti dell’Iran e le evoluzioni che si sono succedute ci riportano ad uno scenario da prima guerra mondiale. L’imperialismo USA si manifesta con rinnovata spregiudicatezza, diversamente dalle tensioni dei mesi e degli anni scorsi tra Trump e la Corea del Nord in questa occasione non ci si è fermati alle parole ma è stato ucciso uno degli attori principali delle politiche iraniane: il generale Soleimani. Un atto provocatorio volto deliberatamente a generare una reazione che non si è fatta attendere, 35 missili hanno colpito le basi USA in Iraq. Non ci è dato sapere a che titolo in queste basi stanziassero anche militari italiani, nonostante il parlamento iracheno avesse varato una mozione per richiederne il ritiro.

L’aggressione imperialista all’Iran alza deliberatamente la tensione tra i blocchi economici, e ci ricorda che la guerra è una soluzione che torna sempre sul tavolo delle grandi potenze quando il capitalismo attraversa crisi strutturali. Ma ci riporta anche un altro elemento, alla spregiudicatezza di Trump segue sistematicamente un pragmatismo che è il riflesso di un equilibrio di forze che – per quanto possa essere molto dinamico – resta essenzialmente invariato, a dimostrazione dell’interdipendenza economica e strutturale tra i vari blocchi in competizione. A nessuno di questi conviene un’escalation militare, tuttavia il livello di tensione è tale per cui anche solo un errore può dar vita ad uno scenario di guerra a tutto tondo.

La progressiva perdita del ruolo egemonico degli Stati Uniti, dimostrata anche dalle forti contraddizioni interne alla politica della Casa Bianca, li costringe a guadagnare terreno sul settore che ancora offre loro un vantaggio competitivo: quello militare. L’uccisione di Soleimani è un colpo di coda di un dinosauro che non accetta rivali ormai cresciuti fino a raggiungere la sua stessa taglia e capaci di metterlo in difficoltà.

Tra le potenze in campo c’è senza dubbio l’Unione Europea che proprio in seguito agli eventi scatenati da Trump ha colto l’occasione per rilanciare il proprio ruolo internazionale, lo stesso Gentiloni – commissario europeo all’economia – ha evidenziato la necessità per l’Unione Europea di essere influenti tanto in Iran quanto in Libia. Preoccupazione condivisa dalla presidente della commissione europea Ursula Von der Layen che ha espresso l’intenzione di dare un ruolo “geopolitico” alla commissione.

Ciò che il capitalismo non riesce a fare con la pace lo fa con la guerra, e a beneficiarne sono sempre grandi gruppi di interesse, a pagare sempre il pianeta, i popoli aggrediti e le classi popolari chiamate a combattere. Prendere parola contro la guerra è d’obbligo, oggi più che mai. Indicare i responsabili qui ed ora e chiarire chi ci guadagna dalla vendita delle armi, come la General Dynamics Corporation, è sempre più necessario. Non lasceremo in pace chi fa la guerra!

Di seguito, alcuni appuntamenti-presidi già fissati contro la guerra e l’aggressione imperialista targata Usa:

Roma, venerdì 10

Decimomannu, sabato 11

Camp Darby (Pisa), domenica 12

Sigonella (Catania) domenica 12

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