Stanno aumentando per gli italiani le difficoltà di accesso alle cure sanitarie. I cittadini devono infatti sempre di più fare i conti con i tagli dei servizi e i costi sempre più alti delle prestazioni sanità. Di fatto, lamentano molti utenti, “i livelli essenziali di assistenza (Lea) si vanno trasformando da ciò che deve essere garantito in ciò che può essere garantito con le risorse disponibili”.. È la fotografia scattata dal Rapporto Pit Salute presentato oggi a Roma al ministero della Salute.
Il Rapporto, realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato (Tdm) e prende in esame il contenuto di 23.524 segnalazioni relative a tutto il 2010. In particolare, i pazienti segnalano l’aumento dei costi delle prestazioni (44,8%), la maggiore attesa per l’erogazione del servizio (32,1%) e la totale assenza del servizio determinata dalla chiusura del reparto o della struttura (23%). Per il Tribunale dei Diritti del Malato, l’anno appena trascorso rappresenta l’anno dei “diritti al taglio”: “Le politiche economiche, sociali e sanitarie messe in atto in questo periodo stanno di fatto smantellando il nostro sistema di welfare, con particolare riguardo ai servizi di carattere sanitario e sociale. L’annuale fotografia, presentata oggi a Roma, riflette chiaramente questa crisi: le persone toccano con mano il progressivo impoverimento del sistema sanitario, notando che laddove c’era un presidio oggi non c’è più o viene ridotto; laddove vi era la possibilità di usufruire di prestazioni in modo gratuito, oggi c’è da metter mano al proprio portafogli”. L’indagine prende in esame anche la questione dei ticket e delle esenzioni.
Nel 2009 il 62.5% delle persone segnalava costi eccessivi per prestazioni diagnostiche e specialistiche a causa dei ticket e delle problematiche connesse alle esenzioni. Nel 2010 il dato è notevolmente in crescita: + 11% rispetto al 2009. “Questi dati – sottolinea il Tribunale del Malato – indicano in modo evidente quanto i tagli incidano sui costi e sulla qualità di vita delle persone: di fatto i Livelli essenziali di assistenza si vanno trasformando da ciò che deve essere garantito in ciò che può essere garantito con le risorse disponibili”.
Quello denunciato nel rapporto del Tdm è un risultato prodotto dalla scelte privatistiche e antisociali messe in campo in questi anni e che stanno subendo una ulteriore accelerazione. “Dopo anni di sperimentazione del sistema di privatizzazione del pubblico, complice il sistema di Aziendalizzazione, è iniziata la sperimentazione nel privato su come far uscire tutte le strutture sanitarie (pubbliche e private) dall’alveo dei fondi economici regionali ( e dallo stato sociale per come eravamo riusciti a disegnarlo e per come i cittadini ancora lo concepiscono) per consegnarlo nelle mani di quanti orchestrano il sistema della crisi: banche, assicurazioni, fondi di investimento, gli stessi che la crisi l’hanno prodotta e hanno deciso che a pagarla dobbiamo essere noi” denuncia Sabino Venezia della Usb.
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