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Bologna. Proprietà della Chiesa, ma esentasse

Il Cardinale Bertone, segretario di Stato Vaticano, commentando la manovra del Governo Monti ha detto: ”I sacrifici fanno parte della vita”. Allora che la chiesa e il vaticano comincino a pagare l’ICI sui propri beni immobiliari. Zic, il centro della controinformazione bolognese, pubblica alcuni dati sulle proprietà della curia bolognese.. beni immobili su cui la chiesa non paga ICI, IRPEF, IRES, IMU, TASSE IMMOBILIARI E DOGANALI, MA NEANCHE GAS, ACQUA E FOGNE. E’ TUTTO A CARICO DEI CONTRIBUENTI ITALIANI.
“La Curia bolognese nega” scrive Zic, ma per alberghi, cliniche, scuole, cinema, librerie la Chiesa Cattolica non versa l’ICI. Solo per fare un esempio, ecco un elenco di immobili esentati, per i quali la curia bolognese diventa la più grande immobiliarista di tutta la provincia.

Case per ferie e ospitalità religiosa

Associazione Santa Maria
Bartolomeo dal Monte
Casa Don Orione – Unità San Giuseppe
Casa S. Francesco Saverio dell’Opera Diocesana
Casa San Giuseppe
Casa San Luca
Centro Accoglienza Villaggio (CAV)
Collegio Universitario Alma Mater
Collegio Universitario S. Tommaso d’Aquino
Congregazione Suore Carmelitane delle Grazie
Convitto Giovanna d’Arco
Convitto Istituto Campostrini
Convitto Universitario Madonna di S.Luca
Convitto Universitario San Giuseppe
Istituto Ancelle S. Cuore di Gesù
Istituto della Torretta
Istituto Figlie di S. Anna
Istituto S. Dorotea
Istituto S. Giuliana
Istituto S. Giuseppe
Istituto Sacra Famiglia
Istituto Suore Francescane dell’Immacolata
Protezione della Giovane di Bologna
Studentato Duns Scoto

A Bologna, le case e gli appartamenti di proprietà della Curia sono quasi 600, quasi tutti registrati al catasto in categorie economiche o addirittura come “popolari” anche se in pieno centro storico e alle quali, spesso, sono abbinati magazzini e cantine (quasi 140) e posti auto (oltre 100).
Ci sono poi gli uffici, con più di 70 tra studi e negozi diffusi sia in centro che in periferia, oltre 70 le attività commerciali, spesso vere e proprie cattedrali dello shopping. 

Chiudono il lungo elenco i collegi, i seminari e i conventi, oltre 90 all’ombra delle Due Torri, mentre 13 sono i cinema e i teatri e circa 30 i centri sportivi.
Nel solo capoluogo poi, più di 60 edifici, tra cui l´unica abitazione schedata dal catasto come “signorile”, sono di proprietà diretta dell´Arcidiocesi, mentre molte case e negozi fanno capo all’Istituto per il sostentamento del clero. Poi ci sono i poderi e i terreni disseminati per tutta la provincia.
Nel capoluogo emiliano, il patrimonio immobiliare della Chiesa potrebbe produrre un’ICI “virtuale” di circa 3 milioni di euro.

Solo un terzo di questa cifra viene effettivamente pagato da fondazioni, congregazioni, opere diocesane e istituti ecclesiastici che possiedono case e negozi, perché svolgono operazioni “puramente commerciali” e quindi sono esclusi dalle agevolazioni fiscali.

Sono invece esenti dall’ICI le proprietà in cui viene svolta “attività sociale”, come ospedali e scuole private, campi da calcio, sale cinematografiche che proiettano film “educativi”, oltre alle sedi di chiese, parrocchie, e conventi. Per Bologna, la terza città in Italia più colpita dalle strette di bilancio dovute alle varie manovre finanziarie, se l’ICI venisse introdotta sugli immobili esenti dall’imposta, l’incasso potrebbe essere di circa 2 milioni di euro.

A questo punto, di fronte a questo evidente privilegio, anche i politici, se pur a malincuore, devono ammettere che c’è crisi per tutti e che è giusto che “paghi anche la chiesa”. Così infatti si è espresso l’assessore alla casa Malagoli (SEL), sull’onda della mozione nazionale di venti deputati PD.

“Sarebbe davvero un grande gesto da parte della Chiesa quello di aderire spontaneamente al pagamento della nuova Imu anche per gli edifici che oggi ne sono esenti” ha dichiarato “per dare un concreto segno di vicinanza alle famiglie bolognesi che sono in gravi difficoltà”. E ancora “È inutile chiedere equità, concetto opinabile, bisogna invocare gesti concreti”. D’altronde, di fronte ai tagli effettuati negli ultimi anni solo a Bologna come in tutto il Paese, e alle conseguenti difficoltà in cui versano sempre più larghe fette della popolazione, diviene quasi immorale non considerare i patrimoni su cui la Chiesa aumenta la sua rendita e chiederne conto. In ogni caso, si vedrà nei prossimi giorni quanto davvero lo Stato abbia potere sulla Chiesa, a Bologna come a Roma.

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