Il Partito Democratico al potere in Giappone si spacca sulla politica fiscale voluta dal sempre più impopolare premier Yoshihiko Noda. L’ex l’eader del partito Ichiro Ozawa, che guida una corrente ribelle di 49 parlamentari (38 deputati e 12 senatori), ha deciso di abbandonare il partito per formarne un altro.
La scissione é stata decisa come reazione alla riforma fiscale, approvata la settimana scorsa con l’aiuto dell’opposizione di centrodestra, che aumenta le tasse sui consumi dal 5 all’8% a partire dal 2014 e addirittura fino al 10% nel 2015. Il primo ministro Noda ha giustificato la misura con l’esigenza di coprire i crescenti costi sociali dell’invecchiamento della popolazione. Ma per la corrente dissidente capitanata da Ozawa si tratta di un tradimento della promessa elettorale di “mettere in primo piano la vita della gente”, grazie alla quale il partito vinse le elezioni nel 2009, mettendo fine a oltre mezzo secolo di governo del partito Liberal democratico (una sorta di Democrazia Cristiana nipponica). Non è ancora chiaro se il nuovo partito rimarrà o meno all’interno dell’esecutivo.
La scissione è un duro colpo per Noda, salito al potere a settembre al posto del collega di partito Naoto Kan, travolto dallo scontento popolare per la gestione del disastro di Fukushima. Ma Noda non ha saputo risollevare le sorti del Pd: un sondaggio pubblicato il mese scorso segnalava che il suo tasso di gradimento è appena del 24%, con un 55% di scontenti. E solo l’8,1% del campione rappresentativo della popolazione giapponese sostiene il suo partito, il livello piu’ basso dal 2009. E questo un mese fa, prima del varo della riforma fiscale.
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