Per il quarto giorno consecutivo scioperano gli operai del Cantiere navale e dell’indotto, a Palermo, contro il piano della Fincantieri che prevede 140 esuberi. Dopo l’assemblea di stamattina, per discutere come proseguire la protesta all’indomani dell’incontro convocato da Confindustria a Palermo con i sindacati e azienda, le tute blu hanno deciso di continuare il presidio davanti ai cancelli dello stabilimento. Durante la riunione, Fincantieri avrebbe comunicato ai rappresentati dei lavoratori che, per via dello sciopero, c’è il rischio che non vengano rispettati i tempi di consegna delle due navi in lavorazione al cantiere. «Ci siamo resi disponibili a revocare lo sciopero, purchè si riaprisse un negoziato sul piano degli esuberi, ma Fincantieri ha mostrato un atteggiamento di chiusura – dice Francesco Piastra, della Fiom -. Abbiamo colto l’appello del Prefetto, non ci saranno cortei stamattina, il nostro obiettivo non è mettere in ginocchio la città. Per tutta la giornata presidieremo i cancelli dello stabilimento». Dal 2 gennaio, 130 dipendenti del gruppo hanno ricevuto le lettere in cui l’azienda comunica l’accensione della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2013, secondo i criteri dell’accordo sottoscritto a Roma il 21 dicembre scorso dalle segreterie nazionali di Uilm e Fim (senza la Fiom), che lavoratori e rappresentanti sindacali a livello locale contestano da giorni.
«Finalmente è arrivata questa convocazione. È arrivata molto tardi e io comincio a mettere un pò sull’allerta questo governo. Bisogna che il governo Monti non accumuli ritardi su questo tema. Quindi per me è partito il primo avvertimento». Lo ha detto il sindaco di Genova Marta Vincenzi, a margine del tradizionale incontro di inizio anno con il cardinale Angelo Bagnasco, commentando l’occupazione dell’aeroporto avvenuta ieri da parte dei lavoratori dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente. Vincenzi non ha preso «le distanze dal fatto che i lavoratori siano andati all’aeroporto. E non mi sembra il caso di pensare che il governo in questo caso abbia detto sì a episodi di violenza. Non è così – ha sottolineato Vincenzi -: semmai il governo ha detto sì troppo tardi. Se vogliamo evitare che a dettare l’agenda del governo siano scioperi e manifestazioni bisogna che il governo abbia un’agenda e che l’abbia a partire dalle richieste delle istituzioni». Insomma, si è chiesta Vincenzi «dobbiamo aspettare una manifestazione con rischi di ordine pubblico per la convocazione di un tavolo nazionale già ipotizzato? Delle due una: o questo governo dà un segno vero rispetto ai temi di sviluppo e lavoro o proveremo a far sentire una nostra voce di dissenso».
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