Restano critiche le condizioni di due dei 5 militari rimasti feriti oggi in Afghanistan da colpi di mortaio che hanno ucciso il sergente Michele Silvestri. Uno dei due – rende noto lo Stato maggiore della Difesa – e’ stato stabilizzato. Degli altri tre feriti, due hanno riportato ferite superficiali, l’ultimo ferite leggere per le quali e’ stato curato sul luogo. Gli altri sono stati trasportati all’ospedale da campo americano di Delaram. L’attacco di oggi all’avamposto “Ice”, che ha provocato la morte di un militare e il ferimento di altri cinque, è solo l’ultimo di una lunga serie. Sono decine infatti gli attacchi e gli attentati condotti dai ribelli afghani contro le truppe di occupazione straniere.
In questa zona, il 9 ottobre 2010, gli insorti afghani presero di mira un convoglio di blindati italiani, uno dei veicoli su cui viaggiavano i militari italiani saltò in aria su un ordigno e morirono i sottufficiali Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi e Sebastiano Ville e il caporal maggiore Marco Pedone. Oltre ai convogli, ad essere esposte ai rischi maggiori sono proprio le basi avanzate, denominate “Ice”, appunto, e quella denominata “Snow”, dove il 31 dicembre 2010 venne ucciso da un cecchino l’alpino Matteo Miotto. Si tratta di avamposti militari che vengono presi di mira quasi ogni giorno dai guerriglieri afghani.
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