Il dissenso al tempo del governo tecnico
Ieri mattina la questura di Roma ha notificato sette provvedimenti restrittivi – che prevedono l’obbligo quotidiano di firma – nei confronti di studenti, precari e attivsti che il 14 settembre del 2011 protestavano davanti al Parlamento contro la manovra economica del governo Berlusconi. Quel giorno, centinaia di persone si ritrovarono davanti Montecitorio per esprimere l’indignazione di tutti coloro che stanno pagando il prezzo della crisi economica e delle politiche nazionali dettate dalla Banca centrale europea. Una piazza pacifica e determinata che fu attaccata in modo indiscriminato dalle forze di polizia, con l’obiettivo didistogliere la scena politico-mediatica dalle ragioni di chi si batte contro l’austerità, i tagli al welfare, la distruzione dei diritti del lavoro.
La Procura contesta agli indagati le ipotesi di reato di “lancio d’oggetti” e “resistenza”, e ne chiede le misure restrittive perché “riferite a persone incriminate per fatti analoghi”. Si tratta di provvedimenti assolutamente indiscriminati e sproporzionati, che vogliono intimidire ogni forma di dissenso e di contestazione nei confronti di un governo illegittimo, in crisi di consenso, che fa il lavoro sporco per conto della Bce e dei poteri forti.
Queste misure sono state emesse a 24 ore di distanza dalla giornata di mobilitazione nazionale promossa dalla Val di Susa, in coincidenza delle operazioni (illegittime) di esproprio dei terreni sui quali dovrebbe nascere il cantiere del Tav. Una tempistica dall’evidente significato politico: una minaccia preventiva verso ogni forma di protesta che si oppone a un modello di sviluppo antieconomico, legato agli interessi mafiosi e distruttivo dal punto di vista ambientale. Una minaccia preventiva verso coloro che stanno disegnando una nuova idea di democrazia e di autogoverno dei territori.
Chiediamo l’immediato ritiro delle misure restrittive per tutte le persone coinvolte e rilanciamo le mobilitazioni contro l’austerità e i sacrifici.
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